Oggi l’ospite del mio blog è Riccarda Zezza di MAAM.

Ciao Riccarda e benvenuta sul mio blog. La prima domanda è d’obbligo: come è nata l’idea di MAAM?
Ciao Rossella, direi che MAAM è nato da un ampliamento di prospettiva: ho infatti vissuto sulla mia pelle sia la difficoltà che l’azienda vede quando una collaboratrice ha un figlio, che il bisogno che l’azienda ha di rinnovare continuamente le cosiddette competenze soft in manager e collaboratori. Insieme ad Andrea Vitullo, executive coach impegnato da anni nell’”ispirare” le organizzazioni, abbiamo quindi ipotizzato che proprio la maternità potesse essere la fonte delle competenze così ricercate. Dati, ricerche e riscontri dal 2012 a oggi hanno confermato che è proprio così: la genitorialità, se praticata con costanza e attenzione, migliora proprio le competenze più necessarie all’attuale mondo del lavoro, quelle che fanno sì che l’essere umano mantenga un vantaggio competitivo sull’intelligenza artificiale.

Quali sono le competenze professionali che una donna sviluppa grazie alla maternità?
Sono moltissime e variano a seconda dell’età dei figli. Noi oggi ci rivolgiamo a neo mamme e neo papà nella fascia prescolare (0-3 anni del bambino) e abbiamo identificato 12 competenze con un enorme potenziale di crescita: quattro nell’area relazionale (ascolto, empatia, collaborazione e comunicazione), quattro nell’area organizzativa (decision making, delega, gestione del tempo e della complessità) e quattro nell’area innovazione (creatività, agilità mentale, gestione del cambiamento, problem solving).

Dal 2017 avete avviato un percorso dedicato agli uomini che diventano padri: quali sono state le prime reazioni?
Nelle prime tre aziende che hanno avviato il percorso papà, le iscrizioni sono state numerose ed entusiastiche: a pochi mesi dal lancio, siamo già quasi a 300 iscritti. I papà si dicono felici di poter finalmente “rivelare” questo aspetto di sé anche sul lavoro, curiosi di scoprire questo nuovo modo di vedere la paternità e stanno partecipando anche più del previsto. Ci avviamo anche a verificare i risultati di alcune ricerche biologiche, che indicano che la paternità allena negli uomini l’intelligenza emotiva: noi crediamo che sia proprio così, e potremo provarlo presto.

Nella vostra esperienza con le imprese quali sono le opportunità ma anche le criticità che riscontrate con maggior frequenza?
Per le aziende non è facile avviare qualcosa di così totalmente nuovo e innovativo. MAAM non è formazione tradizionale e nemmeno e-learning: per noi è un modo ecologico di usare al meglio “quel che c’è già”, attivando un processo, un metodo che le persone potranno poi usare sempre. Per questo i nostri interlocutori, per quanto colgano subito l’efficacia di questo approccio, faticano a posizionarlo all’interno dei tradizionali percorso aziendali: MAAM rompe dei confini, e questo nella aziende non è mai facile, anche se oggi è più che mai necessario.

Quali programmi avete per il futuro?
Direi essenzialmente tre cose:
1. dimostrare con sempre maggiore efficacia, dati alla mano, che MAAM funziona e che aumenta energie e competenze a disposizione di aziende e persone, e di conseguenza produttività, innovazione e work life balance;
2. ampliare la prospettiva del mondo del lavoro su un concetto nuovo, che va oltre il work life balance, e tra vita e lavoro vede una sinergia che rinnova continuamente energie e opportunità;
3. andare all’estero: MAAM è già presente nelle filiali internazionali di alcune aziende nostre clienti in Italia, ma ha un mercato potenziale enorme praticamente in tutto il mondo, e vogliamo arrivarci presto.