L’ospite di questa settimana del mio blog è Giuseppe Addamo, uno dei fondatori di VAIA, una startup molto particolare.
Ciao Giuseppe e benvenuto sul mio blog. VAIA è nata pochi mesi fa: da chi è partita l’idea?
Tutto è cominciato da Federico, ragazzo trentino del ‘91, che ha vissuto sulla sua pelle gli effetti dei cambiamenti climatici con la tempesta Vaia. Ha perciò coinvolto me e Paolo in questa avventura che oggi è realtà. Il progetto è nato da un semplice quesito: è possibile rispondere in modo concreto alle conseguenze imprevedibili di un disastro climatico? Abbiamo pensato a lungo alla questione e siamo giunti a una conclusione: ripartire dalla distruzione per creare qualcosa di nuovo, qualcosa di bello. Così nasce Vaia, che dall’essere una tempesta diventa un prodotto di design e una visione di futuro. Non vogliamo solo produrre in modo sostenibile, ma generare benefici per l’intero ecosistema. Per questo motivo lavoriamo solo con designer e artigiani locali; inoltre abbiamo deciso di ripiantare un albero per ogni prodotto venduto, al fine di ricostituire gradualmente l’equilibrio naturale nelle zone colpite.
Anche se gli effetti della tempesta VAIA sono sotto gli occhi di tutti molte persone non hanno capito la gravità dei cambiamenti climatici in atto. Quali sono gli obiettivi che vi siete dati?
L’impatto dell’uragano è stato devastante: si stima che siano caduti circa 42 milioni di alberi, mentre i danni economici nel Triveneto superano i due miliardi di euro. Per non parlare dell’aggravarsi del rischio idrogeologico, che espone diverse località al pericolo delle frane. Vaia vuole contenere questo rischio con la messa a dimora di nuovi alberi, perché le radici rendono il suolo più stabile e favoriscono lo scorrere dell’acqua piovana. Ma secondo noi è importante stabilire dei numeri concreti per essere credibili, pertanto ti dico che il nostro obiettivo per la fine del 2019 è di 5000 alberi. Siamo fiduciosi di potercela fare, tante persone e tante aziende hanno mostrato apprezzamenti nei confronti di Vaia e quindi cercheremo di raggiungere questo intento soprattutto con il loro supporto, formando una vera e propria comunità. Una cosa che vogliamo fare in parallelo è organizzare eventi per sensibilizzare le persone alla questione climatica. Come sostieni correttamente Rossella, tanta gente non ha ancora compreso l’entità del problema e diventa importante diffondere un messaggio di rispetto verso l’ambiente e il territorio. Non è un caso infatti che il prodotto Vaia sia un amplificatore passivo: volevamo proprio lanciare la metafora della richiesta di soccorso della Natura, “amplificata” grazie al cubo Vaia.
Come è composto il vostro team?
I fondatori sono tre: io (Giuseppe), Federico e Paolo. Io mi occupo del marketing e della comunicazione della startup, Paolo dell’aspetto amministrativo mentre Federico gestisce l’intero team. Abbiamo avuto la grandissima fortuna di essere aiutati da tantissimi altri ragazzi, quasi tutti under 30, che hanno creduto nel progetto e hanno deciso di sostenerci, apportando il loro specifico contributo. Rimando al nostro sito per approfondire meglio chi sono i membri del team: https://www.vaiawood.eu/il-team/
Quali programmi avete per il futuro?
Sicuramente vogliamo creare e proporre nuovi oggetti, sempre legati al mondo del design e del vintage. Ma crediamo che il nostro modello di business sia applicabile a tanti altri contesti, dai cataclismi climatici agli sprechi di risorse naturali, pertanto non vogliamo porci dei limiti e intervenire ovunque ci sia bisogno di noi, come una “emergency ambientale”. L’obiettivo di Vaia rimane sempre restituire una dignità, una seconda vita a delle preziose materie prime che altrimenti andrebbero sprecate. Tuttavia, nei prossimi mesi la nostra priorità sarà il recupero del legno caduto nelle Dolomiti, poiché c’è tanto da fare e intendiamo lavorare con impegno, risolutezza e focus sul territorio.