L’ospite di questa settimana è Filippo Ferrantini di ERSE.
Ciao Filippo e benvenuto sul mio blog. Quando è nata ERSE, quali sono le vostre competenze e quali i servizi che offrite?
ERSE è una società cooperativa tra professionisti: abbiamo vinto il bando Coopstartup Unicoop Tirreno 2015 e ci siamo costituiti nel 2016; attualmente siamo anche inseriti nell’elenco ufficiale delle start-up innovative italiane.
I nostri servizi vanno dalla realizzazione di monitoraggi ambientali per la corretta pianificazione del territorio alla progettazione sostenibile (Studi d’Impatto e Valutazioni d’Incidenza Ambientale, Piani di Monitoraggio Ambientale); inoltre, offriamo supporto all’europrogettazione finalizzata al ripristino ambientale e alla conservazione della natura. Organizziamo anche attività di turismo scientifico (iniziative Citizen Scientist), rivolte sia a studenti italiani e stranieri sia a gruppi di cittadini interessati all’ambiente: durante questi eventi i nostri biologi e Guide Ambientali allestiscono vere e proprie sessioni di analisi sul campo su flora e fauna, nella cornice di alcune fra le più belle Aree Protette della Toscana settentrionale.
Come è composto il vostro team?
Il team è composto da 5 soci con diversi profili professionali nel campo della biologia ambientale: naturalisti, biologi marini, tecnici faunisti e vegetazionisti, esperti nello studio delle acque interne, oltre a guide ambientali escursionistiche specializzate in educazione ed interpretazione ambientale. Abbiamo inoltre una rete di collaboratori fidati che ci forniscono le competenze specialistiche che non abbiamo ancora internalizzato in azienda ma che sono utili per gestire autonomamente anche incarichi complessi e diversificati.
L’attenzione all’ambiente e in particolare al capitale naturale è, per fortuna, in continua crescita. Condividi questa affermazione?
I colleghi di ERSE ed io la condividiamo, purtroppo, solo in parte. Infatti, se è vero che la sensibilità e la presa di coscienza verso le tematiche ambientali sono in continua crescita, soprattutto fra i giovani, dall’altra parte ci rendiamo conto, da “tecnici”, che la gestione delle questioni ambientali ai livelli decisionali più alti risponde ancora troppo spesso a logiche ormai superate, caratterizzate dalla poca informazione, dalla sottovalutazione del rischio o da autentici errori di valutazione, che mal si conciliano con i moderni criteri di conservazione stabiliti a livello internazionale. Crediamo che l’attenzione all’ambiente possa e debba evolversi partendo da due direzioni: dal “basso”, noi cittadini dobbiamo continuare a dimostrare e chiedere con fermezza una maggiore attenzione ai temi ambientali, anche con manifestazioni pacifiche come lo sono state recentemente i Fridays for Future; dall’”alto” è necessario che tale sensibilità sia recepita anche da chi ha il compito di prendere decisioni importanti nel campo dello sviluppo e della tutela ambientale, in modo che parole quali “sostenibilità”, “conservazione” e “tutela” del capitale naturale siano alla base di ogni grande progetto di sviluppo e non un semplice e quasi “fastidioso” corollario.
Ci racconti in poche parole un progetto che ritieni particolarmente innovativo?
Senz’altro le nostre iniziative Citizen Scientist: siamo stati i primi ad essere piacevolmente sorpresi dal riscontro che abbiamo avuto per la nostra nuova attività. Per la prima volta, anziché insegnare da una cattedra o scrivere complicati saggi tecnici, abbiamo portato le persone a toccare con mano il nostro lavoro, quello dello scienziato ambientale: dando loro i corretti strumenti per indagare e capire la natura che ci circonda, abbiamo fornito ad adulti e ragazzi la chiave per fare propri i concetti-base della sostenibilità ambientale, come “biodiversità”, “grado di conservazione”, “qualità ecologica”. Concetti, questi, che ci arrivano direttamente dalle regole comunitarie che abbiamo stabilito con gli altri Stati europei, e che siamo tenuti a conoscere e rispettare.
Un progetto nato quasi per caso: non pensavamo certo che potessero esserci così tante persone interessate a venire da noi e “sporcarsi le mani” sul campo, facendo il nostro lavoro… Invece, ci ha rivelato quanto sia ormai forte e diffusa la voglia di saperne di più sull’ambiente e sulla sua tutela, su come fare per conoscerlo, studiarlo e conservarlo. Una bella scoperta, anche per noi.
Programmi per il futuro?
Tanti e diversi: continuare ad occuparci di monitoraggio e progettazione aumentando la nostra offerta di analisi e competenze, in modo da poter essere utili ad un sempre maggior numero di aziende o Enti pubblici che si occupano di gestione ambientale e che rappresentano la nostra clientela d’elezione; contemporaneamente amplieremo le iniziative Citizen Scientist con nuovi progetti in aree naturali ancora diverse, gestiti attraverso una rete integrata e coordinata di professionisti, che stiamo costruendo proprio in questi mesi.
Guardandoci nel futuro, noi di ERSE ci vediamo ancora qui, ancora al lavoro: più in grande, più diversificato, su progetti più importanti e complessi. Ma con lo stesso spirito che abbiamo adesso. Facciamo un lavoro in cui, al di là delle difficoltà e dei problemi di tutti i giorni, si può credere. E noi abbiamo la fortuna di crederci.