Fondazione Vodafone e l’impegno per le categorie fragili

La Fondazione Vodafone, nata nel 2002, si impegna per favorire l’integrazione delle categorie più fragili: da anni sostiene i giovani, le imprese sociali, le persone con disabilità. Sono temi centrali del suo operato l’impegno per la salute e la ricerca. Un esempio è l’iniziativa a favore del nuovo Centro TOG Carlo De Benedetti: la Fondazione ha contribuito alla creazione del FABLAB, un laboratorio all’avanguardia in cui creare ausili customizzati per i bambini affetti da patologie neurodegenerative
Un altro esempio interessante è il coinvolgimento delle persone nella ricerca scientifica attraverso DreamLab, l’app di Fondazione Vodafone da attivare quando non si usa il telefono. In questo modo la potenza di calcolo di ogni smartphone, unita a quella di tutti i device che utilizzano l’app, può sostenere il lavoro dei ricercatori, accelerando lo sviluppo del progetto scelto.
DreamLab è un esempio di citizen science, o “scienza partecipata”, che permette di risolvere enormi calcoli – normalmente svolti da un solo server – distribuendoli fra tutti i devices delle persone che attivano l’app.

Cosa c’è di nuovo
Importante l’impegno della Fondazione Vodafone Italia a favore dell’innovazione della riabilitazione neurologica dei più piccoli.

Fondazione Golinelli e la visione del futuro

La Fondazione Golinelli, nata nel 1988 a Bologna per volere dell’industriale Marino Golinelli fondatore della biochimici A.L.F.A., oggi Alfasigma, è tra le la realtà filantropiche più generose in Italia con alcuni milioni di euro investiti ogni anno.
Se nei primi anni la Fondazione ha operato prevalentemente nel campo della formazione scientifica, oggi è diventata un luogo di contaminazione tra formazione, ricerca, sostegno alle nuove imprese.
Tra le tante attività la realizzazione di G-Factor, una piattaforma di innovazione sociale che offre servizi e opportunità a imprenditori, ricercatori, studenti e cittadini per risolvere le sfide globali.
Nel 2015 per promuovere sviluppo e sostenibilità è stato creato l’Opificio Golinelli, un ecosistema aperto che integra le attività di educazione, formazione, ricerca, trasferimento tecnologico, incubazione, accelerazione, venture capital, divulgazione e promozione delle scienze e delle arti.
Un programma di attività che intende aprire ai giovani l’orizzonte del futuro, cercando di anticipare e decifrare le sfide che li attendono, secondo quanto sintetizza il pay-off della Fondazione: “L’intelligenza di esserci” (“Be intelligent, be there“).

Cosa c’è di nuovo
Bella l’idea di chiamare “Opificio” l’area dedicata ad alcune attività e di scegliere uno spazio industriale riqualificato per ospitare laboratori, aule didattiche, uffici, spazi per esposizioni e workshop, oltre a un grande auditorium.

SAROTTO, la parete fatta di natura

Sarotto Group è un’impresa piemontese che si occupa di progettazione, costruzione, ristrutturazione degli edifici e che ha saputo fare della sostenibilità il cuore della propria attività.
Dalla sua fondazione l’azienda si è distinta per la capacità di innovazione e per l’utilizzo di materiali ecocompatibili ed ecosostenibili, l’attenzione all’economia circolare e al riuso degli scarti di produzione, l’uso di energia rinnovabile.
Grazie alla collaborazione con il mondo della ricerca e con altre imprese Sarotto Group ha creato una nuova miscela per la produzione di pareti prefabbricate. Un mix sostenibile che usa un legante naturale, schiuma minerale, acqua e lolla di riso per dare vita a “RICECYCLING WALL – La parete fatta di natura”.
Inoltre Sarotto Group è stata tra le prime imprese italiane a progettare e realizzare edifici prefabbricati nZEB, un impegno che nasce anche dal confronto con operatori ed esperti sui temi dell’edilizia e della mobilità sostenibile.

Cosa c’è di nuovo
Sarotto Group lavora da molti anni con i ricercatori del Politecnico di Torino e con alcune aziende tecnologicamente avanzate: un ottimo esempio di collaborazione oltre che di innovazione.

Cibo e innovazione sociale: l’impegno di CIRFOOD

La scorsa settimana, durante un evento del Salone EXTRA, sono stati presentati i risultati della ricerca Cibo e Innovazione sociale. Nutrire nuove pratiche in risposta a nuovi bisogni realizzata da Fondazione Giangiacomo Feltrinelli in collaborazione con l’Osservatorio permanente CIRFOOD.
La ricerca, oltre a rilevare i bisogni sociali in tema di alimentazione, ha fornito alcuni dati sulle principali tematiche sociali dell’ultimo decennio, parte integrante dell’Agenda ONU 2030. Ma ha anche indicato le maggiori sfide che gli attori impegnati nel settore del food, della ristorazione e dell’educazione devono affrontare in un periodo di grande difficoltà come quello che stiamo attraversando. La pandemia ha infatti impattato sugli stili di vita e di consumo degli italiani peggiorando le situazioni di difficoltà già esistenti: per questo è necessario proseguire nella ricerca di nuove soluzioni, più efficienti e sostenibili in grado di rispondere a nuovi bisogni sociali, territoriali ed educativi. In momenti di crisi è ancor necessario mettere al centro le esigenze delle persone implementando un welfare che diventa sempre più importante quando è coinvolta la salute dei cittadini. A questo link è possibile consultare i risultati della ricerca.

Cosa c’è di nuovo
La collaborazione tra le imprese si allarga… per esempio CIRFOOD è parte dell’Alleanza Circolare che coinvolge 17 grandi organizzazioni tra le più importanti nei rispettivi settori. L’Alleanza si sta attivando per rilanciare un impegno coordinato e deciso, a favore di un nuovo modello di sviluppo.

GratzUp

Gli ospiti di questa settimana sono Mauro Gazzelli e Shairin Sihabdeen di GratzUp, una start up nata per contribuire a risolvere il problema globale dell’accesso all’acqua sicura.

Ciao Mauro, Ciao Shairin, benvenuti sul mio blog. Ci spiegate come è nata l’idea alla base di GratzUp?
L’idea nasce nel 2014 con l’intento di risolvere, almeno in parte, una delle prime cause di mortalità infantile al mondo: l’acqua contaminata. Era sera, stavamo guardando un documentario in televisione sulle condizioni igienico-sanitarie in cui molte popolazioni si trovano costrette a vivere in diverse regioni nel mondo e ci siamo fermati a riflettere su come potevamo contribuire, nel nostro piccolo, alla soluzione del problema.  Ci sono infatti oltre 2 miliardi di persone, soprattutto bambini, che non hanno accesso a fonti di acqua pulita e rischiano di ammalarsi e morire di infezioni intestinali. Dall’invenzione di una speciale bottiglia che sterilizzava l’acqua e il suo contenitore, grazie ad un percorso di ricerca e sviluppo, GratzUp ha realizzato “G Plant”, l’innovativo e sostenibile impianto autonomo ad energia solare per la sterilizzazione dell’acqua su larga scala senza bisogno di filtri o sostanze chimiche, che sta per essere implementato in Rwanda. La tecnologia di GratzUp è in grado di sterilizzare così, in modo sicuro e semplice, grandi quantità di acqua basandosi sul principio scientifico che sta alla base del normale funzionamento di un’autoclave da laboratorio.

Con quali soggetti avete collaborato per avviare il progetto di ricerca?
Dal 2015, anno in cui abbiamo fondato GratzUp, la ricerca non si è mai fermata grazie al contributo di Università e centri di Ricerca e negli anni il progetto ha trovato il sostegno di investitori internazionali. L’incontro con Padre Patrice Nitrushwa nel 2017, un sacerdote rwandese che aveva vissuto per un periodo della sua vita in Italia, segna l’inizio dell’avventura in Rwanda, un Paese in cui il problema dell’accesso all’acqua potabile è particolarmente sentito.

A che punto è lo sviluppo del progetto in Rwanda?
Dopo aver avviato le prime relazioni con il governo rwandese, abbiamo firmato nel 2018 un memorandum col governo e la diocesi di Byumba con il supporto di Monsignor Servilien Nzakamwita, al fine di installare un sistema di sterilizzazione d’acqua su larga scala partendo da un progetto pilota che coinvolgesse un ospedale e una scuola, con un migliaio di utenti in tutto.
Un team di biologi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore monitorerà i risultati del test pilota che si svilupperà nelle prossime settimane.

Programmi per il futuro?
Al termine dell’implementazione del progetto in Rwanda è già pronto un piano di installazione su larga scala sul territorio rwandese ed in altri Paesi del continente africano e non solo. Stiamo infatti lavorando al fine di implementare nuovi impianti in Tanzania, Etiopia, Egitto e Indonesia.