Nelle scorse settimane nel glossario Le parole per comunicare il sociale (realizzato dal Tavolo di confronto con il Terzo Settore e promosso dal gruppo di lavoro FERPI sociale) abbiamo inserito, su suggerimento di Giangi Milesi, presidente CESVI, il termine resilienza comunitaria. Alla definizione scientifica (resilienza è la capacità fisica dei materiali di resistere agli urti riprendendo la forma originale) abbiamo affiancato la parola comunitaria per indicare la capacità psicologica dei gruppi di persone di superare le avversità uscendone rafforzati. L’espressione definisce in generale la capacità rigenerativa delle comunità di fronte a calamità naturali, instabilità civile e congiunture economiche. La resilienza comunitaria permette di superare diversi gradi di shock: capacità di assorbimento per attenuare sui mezzi di sussistenza gli effetti di shock di bassa intensità; capacità di adattamento per imparare dall’esperienza e adeguare le risposte ai cambiamenti delle condizioni esterne senza smettere di operare; capacità di trasformazione per creare sistemi radicalmente nuovi, più resistenti ai cambiamenti permanenti. Un termine, resilienza comunitaria, che sembra essere quanto mai attuale in una società che sta cercando di affrontare molte nuove difficoltà.