La felicità in azienda può sembrare un obiettivo troppo difficile da perseguire quando non addirittura una scelta utopica. Ma non è così: cresce il numero delle organizzazioni di differenti dimensioni e di settori diversi che si impegnano per cercare di migliorare il benessere e la felicità dei propri collaboratori.
Un esempio concreto è CDA, una PMI friulana che opera nel settore vending, i distributori automatici di cibi e bevande, e che da tempo ha fatto della sostenibilità un driver strategico. Da qualche tempo CDA ha al proprio interno un Chief Happiness Officer, un manager della felicità.
Si tratta di una figura professionale che ha il compito di creare organizzazioni positive e di implementare la felicità aziendale attivando un processo di cambiamento dell’organizzazione. Come riesce a farlo? Attraverso un approccio integrato che stimola il dialogo tra processi organizzativi, comportamenti e cultura aziendale. La finalità è generare coerenza facendo del benessere delle persone il centro della strategia organizzativa.
Il Chief Happiness Officer è di fatto un complexity thinker, un professionista che ha una profonda comprensione dei sistemi sociali e uno sguardo attento agli scenari futuri. Un professionista che si è formato e certificato studiando i principi della Scienza della Felicità.
Cosa c’è di nuovo
Molte imprese, anche di medio-piccole dimensioni, sono consapevoli che il benessere delle proprie persone è fondamentale il successo dell’organizzazione. Definire e mettere in atto una strategia di sostenibilità migliora l’ingaggio del pubblico interno con risultati positivi anche per il business.
Ai fedelissimi che seguono da anni il mio blog chiedo di segnalare nuovi casi che, come questo, possono essere di ispirazione per altre PMI…