Workaholic

Di workaholic (sindrome da dipendenza dal lavoro) ne ha parlato recentemente in un articolo su Repubblica Chiara Saraceno che il 27 ottobre aprirà con la sua lectio magistralis la 10° Conferenza Internazionale della Comunicazione Sociale di Pubblicità Progresso. Pochi sanno che si tratta di una vera e propria malattia o meglio di un disturbo ossessivo-compulsivo che colpisce in particolare le donne. Qualcuno può pensare che chi dedica la sua vita al lavoro lo fa per uno spiccato senso del dovere. Invece spesso non si tratta di una scelta di vita ma di una vera e propria dipendenza che può mettere in pericolo relazioni sociali, famiglia e salute. Anche se si parla tanto di conciliazione dei tempi, c’è ancora molto da fare per rendere meno gravoso il carico di lavoro che pesa sulla donna. Conciliare il lavoro remunerato con altri impegni, come la cura della famiglia, sta diventando infatti sempre più faticoso. Chi vuole partecipare alla Conferenza può iscriversi utilizzando il form www.pubblicitaprogresso.org/eventi/x-conferenza-internazionale-della-comunicazione-sociale/

Gender balance

Un termine che comincia ad essere diffuso anche se spesso il suo significato non viene correttamente compreso. L’equilibrio di genere non implica semplicemente che uomini e donne debbano avere il medesimo trattamento; implica anche che le differenze non vanno negate ma valorizzate. Spesso il concetto di gender balance è legato al mondo del lavoro: dal gender pay gap (la differenza di retribuzione tra uomini e donne continua ad essere significativa in molti Paesi) alla necessità che donne e uomini rivestano in eguale misura l’intero range di posizioni sia all’interno della società sia delle organizzazioni. Di politiche di diversity management si parlerà in uno degli eventi de Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale il prossimo 7 e 8 ottobre in Bocconi. Le differenze sono un valore non soltanto per la collettività ma anche per l’impresa, una risorsa organizzativa per costruire realtà sostenibili e responsabili.

CSR e diversità di genere

pari_opportunitàIn questo periodo dell’anno non potevo esimermi dal fare un post sulla diversità di genere cercando naturalmente di collegare questo argomento alla CSR. Penso infatti che le imprese più responsabili e sostenibili possano contribuire alla valorizzazione della diversità di genere.

Tra le altre cose è dimostrato che la presenza di un maggior numero di donne in posizioni apicali consente non solo di migliorare le performance dell’organizzazione ma di rispondere meglio alle richieste di un mercato in rapida evoluzione. Il recente obbligo di introdurre quote rosa nei CDA delle imprese quotate può essere un ulteriore stimolo al cambiamento.

Adottare politiche di valorizzazione della diversità porta al miglioramento dei risultati complessivi non solo della singola organizzazione ma dell’intero Paese: l’OCSE prospetta un aumento del PIL fino al 12% entro il 2030 per i Paesi che sapranno realizzare una reale parità di genere.

Limitandoci alla comunicazione, vediamo che alcune importanti aziende hanno scelto in questi ultimi anni di valorizzare il ruolo della donna attraverso campagne a volte molto efficaci. Una delle più note è certamente Per una bellezza autentica che Dove realizza dal 2004. Non si tratta solo di una scelta di posizionamento nella comunicazione ma anche di un impegno articolato che valorizza la donna, le sue qualità, la sua ricchezza interiore.

Ma ricordiamo anche Microsoft con l’iniziativa Futuro al femminile nata per facilitare, attraverso la tecnologia, l’inserimento lavorativo delle donne o, più recentemente, Gucci con il progetto Chime for Change che stimola non solo una riflessione sul tema ma promuove una raccolta fondi a favore di istruzione, salute e giustizia per le ragazze e le donne di tutto il mondo.

Anche se molto si è fatto in questi ultimi anni, la valorizzazione della diversità di genere deve fare ancora tanta strada.