Fondazione Ferrero e l’impegno per le persone

La Fondazione Ferrero, nata nel 1983 come “Opera Sociale Ferrero” e successivamente riconosciuta come Ente del Terzo Settore, ha una storia diversa rispetto alle organizzazioni create in questi anni da molte imprese.
La caratteristica che la contraddistingue è quella che la Fondazione stessa definisce “l’impronta familiare”, capace di mettere al centro le persone e il benessere della comunità.
Lavorare Creare Donare, è l’impegno della Fondazione Ferrero: per esempio, offre agli Anziani Ferrero (i collaboratori del Gruppo che abbiano maturato un’attività lavorativa di 25 anni) un programma di attività creative, ricreative, sociali e solidali a cui si accompagna la disponibilità di servizi di assistenza sociale e sanitaria.
La Fondazione aiuta a vivere l’invecchiamento come occasione per scoprire nuove opportunità e propone un’idea diversa e positiva della terza età. Anche grazie a una serie di incontri intergenerazionali, viene data attenzione al patrimonio di valori, esperienze, saggezza e umanità che sono propri delle persone anziane, con la convinzione che si impara e si può essere utili a qualsiasi età.

Cosa c’è di nuovo
La Fondazione Ferrero è un esempio di come un’impresa può interpretare il suo ruolo sociale: restituendo alle persone e al territorio parte del valore creato.

Fondazione Rovati e il benessere delle persone

La Fondazione Luigi Rovati, nata a Milano poco più di un anno fa, è un esempio interessante di trasformazione positiva di uno spazio museale che sta diventando sempre più importante per la città.
Il Museo – articolato in diverse aree che ospitano dai reperti etruschi alle opere contemporanee – ha scelto di occuparsi anche del benessere delle persone e si presenta come sistema di cura nel nuovo welfare.
L’idea è fare del museo uno strumento di utilità sociale e di inclusione, gestendo una relazione costante con diversi pubblici: dalle famiglie agli esperti, dai giovani ai bambini. Un rapporto di interazione e di circolarità informativa che risponde all’obiettivo di contribuire al raggiungimento del benessere individuale e collettivo.
La Fondazione nasce per volere della famiglia Rovati, che con Rottapharm Biotech aveva creato a Monza un importante polo di ricerca farmaceutica: questo spiega la volontà di studiare il rapporto fra cultura e salute.

Cosa c’è di nuovo
La Fondazione Rovati sta proseguendo nel percorso che vuole farla diventare sempre più un “museo gentile”, uno spazio dove si percepisce in modo forte il senso di cura delle persone.

Etifor e la misurazione d’impatto

Etifor è una PMI innovativa con sede a Padova che offre servizi alle organizzazioni che intendono valorizzare la propria sostenibilità. Etifor – il primo spin-off dell’Università di Padova a ottenere la certificazione B Corp – accompagna le imprese in programmi che vanno dalle filiere forestali al turismo rigenerativo per massimizzare gli impatti positivi su natura e persone.
Etifor crede nell’importanza di misurare l’impatto generato con le proprie attività. Sul suo sito l’organizzazione dichiara infatti di voler “tenere traccia dei risultati dei nostri progetti per essere stimolati a fare ancora di più”.
L’azienda, che ha triplicato il fatturato negli ultimi 3 anni, ha investito molte risorse anche per migliorare il benessere delle proprie persone. Etifor ha una struttura orizzontale che favorisce lo scambio di idee e la governance partecipata e ha messo in campo diverse iniziative: dalla partecipazione dei dipendenti al CdA all’apertura di uno sportello per il benessere psicologico, oltre naturalmente a incentivi di tipo economico. Interessante anche l’assunzione di un Good Vibe Manager, una figura professionale che risolve i conflitti facendo sorridere le persone.

Cosa c’è di nuovo
In un momento in cui si discute molto di valutazione d’impatto Etifor offre al mercato strumenti per misurare i benefici economici, ambientali e sociali di strategie di sostenibilità. Per molte organizzazioni questa misurazione rappresenta un asset strategico.

APS, impegno per la sostenibilità

APS è una media azienda piemontese che da anni si occupa di pavimentazioni, rivestimenti e installazioni per rendere più sicuri gli ambienti di lavoro.
Dal 2008 APS ha fatto della sostenibilità un elemento centrale della propria attività: tutela della salute, attenzione ai collaboratori, scelta di materiali con basso impatto sull’ambiente sono alcuni degli ambiti dove l’azienda è da sempre impegnata.
Anni fa quando poche imprese facevano riferimento all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile APS già dichiarava di sentirsi coinvolta per contribuire al raggiungimento dell’Obiettivo 3 (Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età). Con il lavoro per la riduzione degli inquinanti ambientali negli ambienti di soggiorno e di lavoro l’azienda ha scelto di portare un reale contributo al benessere delle persone e dell’ambiente e di contribuire alla diffusione della cultura della sostenibilità.
Si legge sul sito aziendale: PavimentiSICURI® – benefici per l’Uomo e per l’Ambiente – Secondo l’EPA e l’ISS nei luoghi di lavoro i livelli interni di inquinanti atmosferici possono essere 2-5 volte più elevati dei livelli all’aperto. Secondo l’OMS, nel 40% degli edifici esistono pericoli per la nostra salute a causa dell’inquinamento e dei pericoli esistenti al loro interno.

Cosa c’è di nuovo
Tutte le imprese, anche quelle che operano nel mondo business to business, possono scegliere di essere responsabili e di far diventare la sostenibilità un driver strategico. Per esempio, inserendo, come APS, i propri valori nelle offerte ai clienti anche quando non viene esplicitamente richiesto.

CDA e la felicità in azienda

La felicità in azienda può sembrare un obiettivo troppo difficile da perseguire quando non addirittura una scelta utopica. Ma non è così: cresce il numero delle organizzazioni di differenti dimensioni e di settori diversi che si impegnano per cercare di migliorare il benessere e la felicità dei propri collaboratori.
Un esempio concreto è CDA, una PMI friulana che opera nel settore vending, i distributori automatici di cibi e bevande, e che da tempo ha fatto della sostenibilità un driver strategico. Da qualche tempo CDA ha al proprio interno un Chief Happiness Officer, un manager della felicità.
Si tratta di una figura professionale che ha il compito di creare organizzazioni positive e di implementare la felicità aziendale attivando un processo di cambiamento dell’organizzazione. Come riesce a farlo? Attraverso un approccio integrato che stimola il dialogo tra processi organizzativi, comportamenti e cultura aziendale. La finalità è generare coerenza facendo del benessere delle persone il centro della strategia organizzativa.
Il Chief Happiness Officer è di fatto un complexity thinker, un professionista che ha una profonda comprensione dei sistemi sociali e uno sguardo attento agli scenari futuri. Un professionista che si è formato e certificato studiando i principi della Scienza della Felicità.

Cosa c’è di nuovo
Molte imprese, anche di medio-piccole dimensioni, sono consapevoli che il benessere delle proprie persone è fondamentale il successo dell’organizzazione. Definire e mettere in atto una strategia di sostenibilità migliora l’ingaggio del pubblico interno con risultati positivi anche per il business.
Ai fedelissimi che seguono da anni il mio blog chiedo di segnalare nuovi casi che, come questo, possono essere di ispirazione per altre PMI…