Fatto dalle donne, fatto col cuore: mi piace molto questa frase che è stata ripresa recentemente da un’importante quotidiano in occasione dei 10 anni dalla nascita della cooperativa “Made in Carcere”.
La vita oltre le sbarre: un’altra dichiarazione che ben rappresenta la missione di questa organizzazione creata e coordinata da Luciana Delle Donne, ex manager di una multinazionale che ha messo la sua esperienza nel campo dell’economia e della finanza al servizio delle donne detenute.
Lavorare in carcere è un’opportunità per le detenute anche grazie al fatto che la materia prima è a costo zero perché le aziende che sostengono Made in Carcere regalano, per esempio, scarti di stoffa che altrimenti sarebbero andati al macero. Con questi materiali vengono creati borse, braccialetti, accessori, custodie colorate e originali. Il valore di questa iniziativa è doppio: sociale e ambientale. Sociale perché offre alle donne detenute la possibilità di guadagnare uno stipendio e ambientale perché recupera materiali di scarto e diffonde la cultura del riciclo.

Cosa c’è di nuovo
Cresce il numero delle organizzazioni che sostengono “Made in carcere”: un segnale importante che indica l’apertura di alcune imprese e la loro capacità di mettersi in gioco.
Quest’anno Made in carcere sarà partner del Salone della CSR (università Bocconi, 3 e 4 ottobre) e del tema se ne parlerà in un evento che verrà inserito nel programma culturale.