Il fenomeno della peer pressure si associa di solito ai giovani: per esempio, a come un ragazzo può essere condizionato dai suoi pari nella decisione di come vestirsi, quale musica ascoltare, quale linguaggio adottare, a quali valori aderire etc. Ma questo termine può essere utilizzato anche per il mondo dell’impresa. Alcuni imprenditori che spiegano ad altri imprenditori i vantaggi della CSR sono certamente più convincenti di qualsiasi esperto e possono stimolare comportamenti emulativi. Il fenomeno della peer pressure, collegato all’incontro, allo scambio, al confronto tra imprenditori e manager può dare vita anche a processi collaborativi interessanti. Quindi i condizionamenti da parte di un gruppo composto da pari assume un’importanza fondamentale anche quando si parla di CSR.
Termine interessante, perché racconta un sistema di lobbying più “democratico” e spontaneo. Molte buone prassi nascono proprio da azioni di peer pressure, specie nella sostenibilità di filiera. Ma non ha obbligatoriamente un’accezione positiva. Specie in Italia, accade spesso che un comportamento socialmente negativo venga facilitato proprio da tali pressioni, per un mal celato concetto di “mal comune mezzo gaudio”…
nel mio post ho provato a ricordare gli aspetti positivi della “pressione dei pari” anche se sono consapevole che può avere anche effetti negativi…
Peer pressure e leadership. Il carisma aggrega, ispira, crea modelli di riferimento. Mi domando: la CSR può avere questo effetto? O viene percepita come una gabbia certificativa?
un caso di greenwashing da parte di un’azienda è un danno per tutto il sistema imprenditoriale così come un’accusa di utilizzo indebito di fondi da parte di una ONP ha ripercussioni negative per il Terzo Settore nel suo complesso… la pressione dei pari può essere utile per stimolare comportamenti positivi (effetto emulazione) ma anche per cercare di controllare quelli negativi.
La valorizzazione di casi paradigmatici dove l’imprenditore ha una forte leadership è senza dubbio importante (vedi Olivetti)
Penso che la CSR non sia mai una gabbia, nella sua accezione di piena assunzione della responsabilità sociale che ogni attore sociale di fatto ha, e quindi anche le imprese. Poi, le certificazioni, la burocrazia, gli allineamenti ad azioni globali, possono essere tutte cose vissute in maniera limitante, così come, ad esempio le certificazioni di qualità. Queste possono essere un modo di portare avanti il proprio lavoro, una cultura d’impresa, ed allora migliora la qualità della vita lavorativa, oppure un’imposizione pesante. Io penso che in quest’ottica, nulla come la peer pressure possa fare la differenza. Se le imprese di un settore si orientano verso buone prassi, è molto facile che si dia per scontato che quella direzione è quella giusta.