La passione per la sostenibilità ci unisce anche a distanza: l’intervista alla CSRnative Ylenia Esther Yashar

Oggi è la volta di Ylenia Esther Yashar che ha sostenuto attivamente la fase iniziale del progetto CSRnatives e ancora oggi ha un ruolo importante per lo sviluppo del network.

Grazie alla disponibilità e alla volontà tua e di qualche altro giovane a fine marzo 2015 è partita l’attività dei CSRnatives. Quali sono stati a tuo parere gli aspetti più positivi della fase iniziale del network?
Gli aspetti più positivi li vorrei raccontare ripercorrendo i ricordi di quel martedì pomeriggio. Avevo cominciato da poco tempo il Master in Sviluppo Umano e Ambiente per specializzarmi in CSR ed ero davvero entusiasta di poter incontrare altri studenti appassionati di sostenibilità. E le aspettative non sono state deluse. Ci siamo ritrovati in una decina di ragazzi, in una prima fase un po’ timidi, quasi impacciati e con differenti background di studio e di esperienze, insieme agli esperti Rossella Sobrero, Paola Tilenni, Andrea Di Turi, Luca Pereno e Nicoletta Tranquillo, che ci hanno dato modo di condividere gli aneddoti per i quali la nostra via si è intersecata ad un certo punto con la Corporate Social Responsibility. Il fatto di essere tutti “nuovi” ci ha permesso di costruire il network da zero con maggiore facilità, instaurando innanzitutto rapporti di amicizia, di fiducia e di scambio costruttivo di idee. In quel periodo con altre due compagne di avventura (Elisa e Claudia) abbiamo portato in maniera attiva l’esperienza dei CSRnatives anche in giro per vari convegni (ad esempio, di Autogrill e Leroy Merlin) ed è lì che abbiamo collaudato alcuni dei messaggi, rivolti a giovani e aziende, dei quali si fa oggi portavoce il nostro gruppo, lo stesso che ha più che quintuplicato i propri iscritti iniziali in due anni. Le idee e le attività erano ancora tutte in divenire, per cui confronto e creatività sono stati i protagonisti. Al momento svariati tra noi prime 30 “piume” – il nostro simbolo – ci siamo laureati e lavoriamo, dunque risulta più complicato poterci incontrare come prima; la passione per la sostenibilità, però, ci unisce anche a distanza. Abbiamo passato in parte entusiasmo, estro e condivisione a nuovi universitari, i quali possono conoscere più da vicino questa “casa” – rigorosamente tutta eco – che abbiamo costruito: ora tocca anche a loro ammobiliarla con contenuti di valore, ecco ciò che conta veramente per noi vecchietti pionieri.

Lo scorso anno hai partecipato come relatore all’Oscar di Bilancio promosso nella sede di Borsa Italiana da FERPI. Cosa ti ha colpito maggiormente di quella esperienza?
Al di là della grande responsabilità e dell’onore di aver potuto rappresentare i CSRnatives in un luogo simbolo della comunità finanziaria italiana, è stato molto utile ed arricchente poter conoscere da vicino altre aziende, oltre a quella per la quale lavoro, che si impegnano nella responsabilità sociale d’impresa con serietà, dedizione e innovazione. Avendo studiato i temi della cooperazione internazionale, è stato stimolante potermi confrontare sul palco con un grande rappresentante di questo settore come Save The Children Italia, e con Banca Mediolanum, che invece mi ha raccontato dell’esperienza della loro Accademia e dell’importanza dell’investire sui giovani. Quella sera sono tornata a casa entusiasmata e con mille parole da raccontare a parenti, amici e colleghi sul senso di comunità che crea la CSR, che sia con una grande azienda, una PMI, una Ong o un operatore del settore. I valori per i quali agiamo concretamente, gli obiettivi che stimolano il nostro quotidiano sul lavoro sono stati i veri portavoce di quel centinaio di persone. Sono sicura che noi partecipanti all’Oscar di Bilancio apprezzeremmo questi scambi anche più di una volta all’anno e che, in questo modo, potremmo dar vita a nuove idee e collaborazioni. Del resto, anche l’Onu ci chiama alla partnership per gli SDGs!

Da qualche tempo lavori in una realtà importante. Quanto ti è servita l’esperienza fatta con i CSRnatives per il tuo lavoro?
L’esperienza mi è servita come quid aggiuntivo rispetto al mio CV di studi e di esperienze lavorative precedenti. Il nostro network mira soprattutto allo stretto necessario di parole ma a tanti fatti utili, dunque ritengo che abbia rappresentato un punto in più in fase di selezione vedermi impegnata non solo nella teoria.
La sostenibilità, a mio avviso, va certamente studiata nelle sue basi sui banchi universitari, ma ha molto più a che fare con la pratica, la concretezza e un occhio lungimirante. Bisogna esercitarsi con costanza per diventare dei futuri CSR Manager in grado di fare il bene dell’azienda e della collettività: soprattutto perché ci vuole tempo per imparare quella duttilità necessaria per intrecciare la CSR con il core business dell’azienda nella quale si lavora.
Ogni impresa è un piccolo pianeta che interagisce con i propri stakeholder e attraverso l’esperienza dei CSRnatives ho incontrato esponenti di settori diversi, comprendendone le policy di sostenibilità e il rapporto con consumatori e dipendenti. Le modalità delle aziende di relazionarsi senza timore con i giovani raccontano molto di loro; noi siamo stati fortunati ad incontrare alcune tra quelle che in noi Millenials credono davvero!

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