Per la rubrica dedicata ai CSRnatives la protagonista oggi è Francesca Conte.
Hai una laurea triennale in Sviluppo Economico e Cooperazione Internazionale e stai frequentando il corso magistrale in Economics and Development. Nel tuo percorso di studi quanto è stato approfondito il tema dello sviluppo sostenibile?
Il tema dello sviluppo sostenibile è stato sicuramente il filo conduttore degli studi che ho fatto e che sto ancora portando avanti. Ritengo che ad oggi l’unico paradigma esistente, tanto in ambito economico, quanto sociale, è che non possa esistere nessuno sviluppo, se non quello sostenibile. È impensabile credere di poter continuare ad accrescere la “torta” dello sviluppo mondiale senza alcun limite, dovremmo piuttosto ragionare in termini redistributivi e lo sviluppo sostenibile è sostanzialmente questo: un miglior utilizzo delle risorse ad oggi esistenti, un’ottimizzazione dei processi, semmai una sostituzione in senso migliorativo di tutto ciò che ancora rappresenta una minaccia per l’ambiente, per la pacifica convivenza fra le popolazioni, per il pianeta in senso più ampio.
Nel mese di aprile hai partecipato alla tappa fiorentina de “Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale”. Quali sono state le tue impressioni rispetto alle testimonianze delle imprese presenti?
La mia impressione è stata controversa. Riconosco senza alcun dubbio la necessità di parlare di sostenibilità, e in questo l’idea del Salone è vincente, ma talvolta eventi pubblici come questo finiscono inevitabilmente per diventare una vetrina per le aziende. Il rischio è quello di ridurre alla sostenibilità anche pratiche aziendali che onestamente non c’entrano niente con il tema, conseguenza della spiccata capacità delle aziende nel mondo del marketing e del commercio.
Detto ciò, ho piacevolmente ascoltato l’esperienza di alcune realtà che fanno veramente sostenibilità e che si distinguono per il loro impegno.
Attualmente sei in stage in Leroy Merlin: cosa hai imparato da questa esperienza? Quali sono i tuoi programmi per il futuro?
Credo non si possa ridurre un’esperienza di sei mesi tanto ricca e tanto viva a poche righe. Con molta semplicità posso affermare con certezza che aver avuto la possibilità di lavorare in una multinazionale così impegnata sui temi ambientali e sociali mi ha dato la certezza che se c’è la volontà di fare, allora tutto (o quasi) è possibile. Il ruolo delle aziende in questo ambito è fondamentale e sempre più nessuna di esse potrà esimersi dal dare il proprio contributo.
I programmi per il futuro sono la laurea e nuove partenze, verso dove ci saranno opportunità di lavorare nel mondo dello sviluppo.