L’ospite di questa settimana del mio blog è Simona Cannataro di L’Alveare che dice Sì! una startup incubata al Politecnico di Torino che gestisce una rete nazionale di gruppi d’acquisto (gli Alveari) in cui i membri possono comprare direttamente dai produttori locali.
Ciao Simona e benvenuta sul mio blog. Quando nasce la vostra start up e come si sta sviluppando sul territorio?
Ciao Rossella, e grazie per l’ospitalità! L’Alveare che dice Sì! nasce nel 2015 dall’idea di Eugenio Sapora, un ingegnere aerospaziale all’epoca 33enne. Lui era un “cervello in fuga” in Francia, e lì ha conosciuto, da consumatore, La Ruche qui dit Oui. Il sistema gli è piaciuto così tanto che ha deciso di portarlo in Italia, dove (escluse le difficoltà iniziali) ha presto iniziato a svilupparsi molto bene. Ad oggi abbiamo più di 150 Alveari in tutta Italia, una rete di 1200 produttori e quasi 60000 utenti iscritti.
Ogni Alveare può portare avanti un progetto autonomo. Ci spieghi meglio come funziona?
È proprio così: ogni Alveare è un progetto di quartiere, e nasce lì dove c’è una comunità di persone interessata a fare la spesa direttamente dal produttore. Ciascun Alveare è coordinato da un Gestore, che è la persona che si incarica di selezionare i produttori, di organizzare le vendite settimanali e, alla distribuzione, di aiutare le persone nel ritiro della spesa settimanale. Per questo suo impegno, chi gestisce un Alveare percepisce un compenso che è pari al 10% della vendita settimanale. Un guadagno che può essere un interessante reddito complementare, e che cresce al crescere dell’Alveare. Va da sé che ogni Alveare sarà diverso da tutti gli altri: per la geografia, per l’offerta di prodotti, per la modalità di gestione. E chiunque può diventare Gestore: il libero professionista, l’impiegato, la mamma, il pensionato, lo studente… basta avere qualche ora a settimana da investire nel progetto.
Sul vostro sito si legge che L’Alveare che dice Sì! vuole ridare potere ai produttori e ai consumatori per reinventare l’alimentazione e la sua produzione. Un obiettivo ambizioso. Quali difficoltà trovate (se ci sono) nel condividere una logica collettiva?
Quando raccontiamo che vogliamo spingere le persone a mangiare sostenibile e a comprare direttamente dal produttore, accorciando una filiera spesso lunga e ingiusta per chi produce, raccogliamo solo consensi. Se predichiamo che bisogna mangiare frutta e verdura di stagione, non c’è nessuno che ci dia torto.
Poi la difficoltà sta spesso nel passare dalla teoria alla pratica. Non tutti sono pronti a rinunciare a pomodori e zucchine a gennaio, per fare solo un esempio. Modificare le abitudini di consumo non è semplice, ma è da lì che bisogna partire, per arrivare a reinventare l’alimentazione e di conseguenza la produzione del cibo. È un lavoro difficile ma siamo convinti che la strada sia quella giusta.
Per concludere, quali sono i vostri programmi per il 2018?
Vogliamo sicuramente continuare per questa strada, cercando di allargare sempre di più la nostra rete. Il nostro obiettivo economico per il 2018 è quello di raggiungere la sostenibilità economica. Questo passa attraverso la crescita del numero degli Alveari e il miglioramento dell’esperienza di vendita e acquisto attraverso la nostra piattaforma. Vogliamo far sì che i produttori e i gestori possano collaborare con noi in modo sempre più soddisfacente ed efficace. Poi, lavoreremo per rendere l’esperienza da cliente sempre più piacevole, migliorando la sua esperienza sul sito e allargando l’offerta e i servizi, ma senza mai venire meno agli standard di qualità e di sostenibilità a cui li abbiamo abituati.