Nei giorni scorsi al Salone della CSR si è discusso di un’ipotesi interessante e suggestiva: creare green bond per la Terra dei fuochi.
Secondo Vitaliano D’Angerio, che ha iniziato a parlarne mesi fa dal blog “Benvenuti al Sud” del Sole 24Ore, i green bond potrebbero dare una speranza di riscatto ad un’area del nostro Paese che spesso è alla ribalta solo per notizie negative.
I green bond sono obbligazioni emesse per finanziare progetti ad alto tasso di sostenibilità e servono a raccogliere capitali da investire in iniziative ambientali: prevenzione e controllo dell’inquinamento, utilizzo sostenibile dell’acqua, edilizia eco-compatibile etc.
Sono due le condizioni perché un green bond possa dirsi tale. La prima è l’apertura di un conto segregato nel bilancio dello stato o della regione per garantire che le risorse raccolte vengano utilizzate unicamente per i progetti ambientali per cui è stato emesso il green bond. La seconda condizione è la presenza di un consulente indipendente in grado di dare agli investitori le garanzie necessarie.
Per i 55 comuni tra Napoli e Caserta ottenere finanziamenti significherebbe avviare iniziative in grado di avere ricadute economiche per l’intera area e tornare a credere che un futuro migliore è possibile.

Cosa c’è di nuovo
Non sono un’esperta di strumenti finanziari ma la proposta mi sembra affascinante. Forse qualcuno la può ritenere troppo ambiziosa ma senza “buttare il cuore oltre l’ostacolo” molte iniziative di innovazione sociale non sarebbero oggi realtà che funzionano.