La CSRnative di questa settimana è Ambra Cavedini, “appassionata di sostenibilità” e neo laureata in Comunicazione Pubblica e d’Impresa a Milano.
Ti sei laureata da pochi mesi in Comunicazione pubblica e d’impresa alla Statale di Milano: quale tema hai scelto per la tua tesi?
Il tema che ho trattato nella mia tesi magistrale è stato il Social Procurement, un argomento che, purtroppo, è ancora poco conosciuta in Italia. Il Social Procurement rappresenta un’occasione per le imprese e per la pubblica amministrazione di creare un impatto positivo sulla società e sulla comunità. Questo avviene quando questi soggetti scelgono fornitori non tradizionali per l’approvvigionamento delle materie prime e dei servizi necessari per il normale svolgimento dell’attività aziendale. L’impatto sociale positivo viene quindi creato senza ulteriori costi, ma semplicemente reinvestendoli in maniera responsabile. Questi fornitori non tradizionali sono di varie tipologie e variano di Paese in Paese. In Italia ci si riferisce ad imprese e cooperative sociali che impiegano personale svantaggiato come invalidi fisici e psichici, tossicodipendenti e alcolisti, i minori in età lavorativa in situazioni di difficoltà familiare, detenuti ed ex detenuti.
Allo studio hai sempre affiancato esperienze lavorative. Quali sono stati gli incontri più importanti rispetto allo sviluppo di competenze sulla CSR?
Le mie esperienze lavorative sono state sicuramente fondamentali per lo sviluppo di competenze in ambito CSR: mi sono imbattuta per la prima volta con termini, all’epoca a me poco conosciuti, quali “Corporate Social Responsability” e “Corporate Fundrasing” durante uno stage svolto presso la ONLUS “Bambini Cardiopatici nel Mondo”. Mi sono subito appassionata a queste tematiche e, grazie all’esperienza in una associazione non profit, ho potuto sviluppare competenze anche da un punto di vista non aziendale. In seguito, è stata fondamentale l’esperienza lavorativa in Right Hub, una start-up innovativa e certificata B-Corp, nata per supportare tutto il Terzo settore per quanto riguarda l’efficienza innovativa e lo sviluppo dell’economia sociale. Tra le varie attività di cui si occupa, Right Hub affianca le imprese profit e le organizzazioni non profit nei loro acquisti responsabili di beni e servizi da cooperative e imprese sociali, il cosiddetto “Social Procurement” su cui io, poi, ho sviluppato la mia tesi.
In questi due anni, da quanto è nata la rete CSRnatives, hai partecipato a numerose le iniziative: quali sono state le più interessati? Più in generale, quanto ti è stato utile partecipare alle attività del network?
Ritengo che tutte le iniziative a cui ho partecipato grazie al network siano state interessanti poiché ciascuna mi ha permesso di sviluppare e scoprire competenze e lati del mio carattere che non conoscevo: a partire dalle riunioni mensili in cui attivamente decidiamo e organizziamo le attività del network, alla scrittura a più mani degli eBook della nostra collana ( è da poco stato pubblicato il secondo volume), alla partecipazione come relatore o in rappresentanza del network a numerosi eventi. Per questo essere un CSRnative è stato ed è per me molto importante. Oltre a sviluppare competenze specifiche in ambito CSR, il network permette indirettamente di svilupparne molte altre utili in altri campi. Tutto questo, unito al fatto di aver conosciuto persone meravigliose quali gli altri CSRnatives e gli esperti che ci coordinano, hanno reso e rendono questa esperienza non solo interessante, ma unica.