L’ospite di questa settimana del mio blog è Carlo Valentini di CrowdFundMe, un portale di equity crowdfunding.

Ciao Carlo e benvenuto sul mio blog. Quando nasce CrowdFundMe?
Ciao Rossella! CrowdFundMe nasce alla fine del 2014: l’equity crowdfunding stava iniziando a emergere all’estero e il fondatore della società, Tommaso Baldissera Pacchetti è stato uno dei primi ad applicarlo in Italia. L’equity crowdfunding è una modalità di raccolta online di capitali per le imprese: tanti piccoli e medi investitori finanziano un progetto imprenditoriale di startup e PMI, le quali cedono a questi quote della società. Tommaso ha capito prima di molti altri che questo tipo di investimento poteva essere interessante anche all’investitore retail, non solo ai grandi investitori. E ci ha visto giusto: oggi CrowdFundMe è il portale con più investitori e con più campagne concluse con successo proprio grazie ai piccoli investitori!

Come è composto il vostro team?
Il team è molto snello: siamo in 5! Tommaso riveste la carica di CEO e si occupa delle strategie a medio-lungo termine, della parte legale (importantissima: siamo autorizzati e vigilati dalla CONSOB) ed è il miglior responsabile di customer service possibile: ogni giorno parla con almeno una dozzina di utenti e investitori, per dirimere i loro dubbi. Benedetto Pirro si occupa delle operations: significa che tutti i processi, il funzionamento del sito e il processo di selezione delle società sono sotto il suo controllo. Ci sono quindi io, che mi occupo di marketing e partnership: il mio obiettivo è trovare gli investitori “di domani”, capire come raggiungerli e che tipo di progetti imprenditoriali preferiscono. Francesca Bartolino, specialista della comunicazione, lavora con me per rafforzare sempre di più il brand e il suo posizionamento sulla stampa, sui canali digitali e nei network più importanti. Alberto Carniel è l’innesto più recente: ha un passato in uno dei più prestigiosi studi legali d’Italia e dà un apporto fondamentale a tutte le questioni di compliance (cioè il rispetto dei regolamenti che definiscono il nostro lavoro, come quello della CONSOB) e nel comprendere come impostare progetti innovativi per il settore, che per definizione non sono ancora stati regolati. L’elenco è in rigoroso “ordine di apparizione” nel team! Ci affiancano poi diversi professionisti nel campo legale, nello sviluppo IT, nei rapporti con la stampa e nel design grafico.

Ci spieghi perché l’equity crowdfunding sta diventando sempre più importante anche in Italia?
Agli occhi degli investitori l’equity crowdfunding è sicuramente più coinvolgente rispetto ad altre asset class: chi investe infatti può conoscere il team e seguire da vicino il suo operato, anche da remoto (grazie agli strumenti digitali a disposizione di chi vuole investire e ha investito). Il potenziale di ritorno è altissimo – alcune società che hanno raccolto capitali su CrowdFundMe hanno già visto la loro valutazione salire anche di 10 volte in aumenti di capitale successivi – ma non bisogna dimenticare che il rischio è proporzionale: se una società non riesce a crescere come programmato può anche fallire e in questo caso l’investitore perderebbe l’intera cifra investita. In generale, consigliamo a chi vuole investire in equity crowdfunding di destinare solo una piccola parte del proprio patrimonio a questo tipo di investimento, che oggi è tra i più rischiosi e illiquidi.
Per quanto riguarda le società che raccolgono capitali, l’equity crowdfunding ha successo perché è una soluzione al gap di liquidità che soffrono tutti i progetti giovani, che non possono presentare garanzie alle banche e non hanno accesso ad un network di Business Angels, Venture Capital, Private Equity. Inoltre, le campagne marketing che eseguiamo per trovare nuovi investitori fanno sì che le società ottengano una enorme visibilità a livello nazionale, ottenendo nuovi clienti e nuovi partner.
Posso sintetizzare utilizzando una immagine che è nata durante una mia presentazione: un investimento oculato in equity crowdfunding è benzina per il motore italiano dell’innovazione le micro, piccole e medie imprese!

Quali sono i vostri programmi per il futuro?
Per quanto riguarda il nostro modello business, la priorità è riuscire a realizzare quanto prima il “mercato secondario”: un punto di incontro tra chi ha investito in equity crowdfunding e vuole vendere le quote societarie ottenute e chi invece vuole acquisire quelle quote. Collaboriamo attivamente e in maniera costruttiva con i regolatori per definire le regole e i processi che ci permetteranno di creare questo servizio, fondamentale per un ulteriore sviluppo dell’intero settore: oggi infatti chi investe in equity crowdfunding ha delle limitate opportunità di rientrare dell’investimento in tempi brevi.
Devo anche citare i nostri sforzi per arricchire la nostra offerta: attività che rientrano nella nostra strategia e che mi riguardano anche per mio interesse personale.
Prima di tutto ci stiamo impegnando ad aumentare la quota di imprenditrici protagoniste delle nostre campagne e il numero di investitrici in equity crowdfunding: oggi le donne sono una quota marginale in entrambe i casi, sentiamo che l’intero settore sta perdendo grandi opportunità (e iniziano ad essere pubblicate ricerche sulla performance di startup fondate da imprenditrici, che sono lusinghieri).
Altro ambito molto interessante è quello dell’impact investing: finanziare aziende for profit che esplicitano anche uno scopo di miglioramento della società in cui operano. È un tema nuovo in Italia che necessita di essere trattato in maniera professionale ed è per questo che stiamo incontrando tutti gli attori del settore per creare un know how specifico (a questo proposito, invito chiunque voglia aiutarci ad entrare in contatto con me!). È un tema che mi interessa molto: ritengo che in Italia l’impatto sociale (così come la CSR) sia ancora troppo relegato alla filantropia, mentre i progetti dovrebbero puntare molto di più alla sostenibilità economica, che è l’unica a garantirne la durata nel tempo. La tecnologia e l’innovazione hanno già rivoluzionato diverse aree che prima erano considerate “a fallimento di mercato”, sono convinto che presto l’impatto sociale potrà diventare un driver di crescita del business e, nel nostro piccolo, speriamo di aiutare questo trend inserendo società con un definito scopo di impatto sociale nelle nostre campagne: in questo modo daremo loro la stessa dignità delle for profit “tradizionali”, reputandole interessanti opportunità di investimento, e offriremo agli investitori una nuova dimensione di diversificazione dei loro portafogli.