Banco dell’energia e la povertà energetica

Fin dalla sua nascita nel 2016 il Banco dell’energia ha scelto un modello di intervento originale e diverso rispetto ad altre organizzazioni del Terzo Settore. Diverso non solo per l’obiettivo (aiutare le persone che si trovano in situazioni di povertà energetica) ma anche per le modalità di gestione dell’organizzazione.
Il Banco dell’energia, inizialmente promosso da A2A e dalle sue Fondazioni AEM, ASM e LGH, nel tempo è diventato una fondazione e ha allargato la governance ad altre aziende.
Oggi anche grazie alla collaborazione con diverse associazioni non profit è in grado di creare percorsi di recupero che comprendono oltre al pagamento di spese urgenti, come le bollette di gas e luce di qualsiasi operatore, anche la distribuzione di beni di prima necessità.
I destinatari vengono selezionati con il Bando “Doniamo Energia” promosso in collaborazione con Fondazione Cariplo. Gli Enti del Terzo Settore coinvolti individuano le famiglie fragili e avviano un processo di affiancamento anche per aiutare il reinserimento delle persone nel mondo del lavoro ed evitare che la situazione economica peggiori ulteriormente.
In uno scenario difficile come quello che stiamo attraversando è importante capire le ragioni che spingono una persona a non pagare più le bollette. Un segnale di allarme che non va sottovalutato.

Cosa c’è di nuovo
La povertà energetica è un fenomeno di cui si parla ancora poco ma è purtroppo in crescita.
Nel bilancio sociale del Banco dell’energia è possibile leggere alcuni dati importanti.

Fondazione Garrone e la misurazione d’impatto

Nel 2024 il mio blog sarà dedicato all’impegno delle fondazioni d’impresa, organizzazioni che negli ultimi anni sono state tra gli attori più vivaci in ambito sociale. In questo scenario è stato – e continua ad essere – molto importante anche il ruolo di Assifero che oggi associa 167 fondazioni di famiglia, d’impresa, di comunità e altri enti filantropici.

Per inaugurare la nuova rubrica ho scelto di raccontare il percorso della Fondazione Edoardo Garrone che si distingue non solo per “fare” bene la propria attività ma anche per “misurare” l’impatto generato.
La Fondazione, nata nel 2004 per volontà di Riccardo Garrone per promuovere lo sviluppo sociale, economico e culturale, progetta e gestisce una serie di iniziative dedicate ai giovani aspiranti imprenditori delle aree montane dell’Appennino. Un impegno che oltre a rivitalizzare la montagna appenninica e sostenere l’imprenditorialità generativa mette in luce l’importanza delle aree interne del paese troppo spesso dimenticate.
Grazie al Progetto Appennino – dal 2014 progetto bandiera della Fondazione Garrone – sono state organizzate moltissime attività di formazione di alto livello e di incubazione di start-up con un investimento importante di 4 milioni di euro e risultati molto positivi: 59 nuove imprese avviate in diverse aree appenniniche.
Ma l’impegno della Fondazione non si è fermato qui: con l’Università degli Studi di Milano è stato condotto lo studio “Percorsi di crescita sostenibile delle imprese rigenerative” per valutare i risultati raggiunti e definire un modello di crescita imprenditoriale delle aree interne, con particolare riferimento alla relazione delle imprese con il territorio.
Il percorso imprenditoriale è infatti anche un mezzo per ricostruire ecosistemi naturali degradati, ridare senso alla comunità, attrarre persone e risorse. E migliorare il benessere della comunità: l’analisi dello SROI (Social Return On Investment) ha stimato un ritorno sociale pari a 1,22 per ogni euro investito dalla Fondazione Garrone.

Cosa c’è di nuovo
Il dato quantitativo è importante ma da solo non basta: per questo secondo la Fondazione Garrone la valutazione d’impatto deve essere “declinata” rispetto ai singoli progetti e ai diversi territori. Un passo avanti che fa ben sperare: la cultura misurazione e la valutazione diventeranno in futuro fondamentali per gli Enti del Terzo Settore e per le imprese.