La sostenibilità è da sempre al centro dei tuoi interessi e della tua attività professionale. Ho visto che Amapola, la struttura di cui sei partner, ha come pay-off, Talking Sustainability: ci spieghi le ragioni di questa scelta?
La ragione è una e molto semplice: sulla sostenibilità non basta l’informazione, ci vuole il dialogo, il confronto tra punti di vista anche molto diversi. Viviamo una fase storica in cui le conseguenze del ritardo con cui alla parola “sviluppo” si è associato il termine “sostenibile” sono sotto gli occhi di tutti. Ma per recuperare tale ritardo e le colpe di un’intera generazione (e non mi riferisco soltanto alla politica…) chi come noi svolge il ruolo di comunicatori, non deve mai correre il rischio di sposare una tesi. Il nostro contributo non può che essere quello, da una parte, di andare a caccia delle buone pratiche di sostenibilità, farle conoscere e farne apprezzare il valore, e, d’altra parte, sostenere le situazioni più critiche, dimostrando il valore del “governo delle relazioni” e delle pratiche di ascolto e dialogo, allontanando le facili scorciatoie della cultura del social o greenwashing, peraltro inefficaci e controproducenti.
Sei anche membro del Comitato Scientifico di FIMA – Federazione Italiana Media Ambientali: quali sono le principali attività realizzate recentemente dall’associazione?
La FIMA è nata pochi anni fa nel corso di un incontro pubblico a Rimini che è rimasto nel cuore di chi si occupa di comunicazione ambientale: per la prima volta, infatti, giornalisti, comunicatori pubblici, d’impresa ed esperti di ambiente si sono riuniti e confrontati, cercando di trovare un punto in comune. Da lì sono partite diverse iniziative di divulgazione che, proprio nella primavera del 2016, troveranno il primo principale risultato tangibile: una Carta dell’Informazione Ambientale, utile tanto al mondo del giornalismo quanto a quello della comunicazione ambientale. E sempre nel 2016 la FIMA inizierà finalmente anche a vivere nei territori con propri gruppi regionali.
Per concludere, quale futuro vedi in Italia per la CSR e la sostenibilità?
In Italia negli ultimi tempi molte organizzazioni stanno facendo passi importanti verso un approccio più responsabile tanto dal punto di vista sociale quanto da quello ambientale. D’altro canto il diverso peso economico e la collocazione geografica delle imprese si ripercuote ancora parecchio su una cultura di CSR e sostenibilità realmente diffusa sul territorio: tra le PMI la principale sfida è far emergere il ritorno anche economico di comportamenti sostenibili ma spesso poco valorizzati, per quanto riguarda i territori non dimentichiamoci mai la difficoltà per molti imprenditori che operano nel sud del Paese (ma non solo) nello sconfiggere la cultura dell’illegalità che li circonda. Ciò di cui sono convinto è che il ruolo della comunicazione sarà centrale e strategico. Ma, aggiungo, questo potrà avvenire soltanto se anche noi comunicatori sapremo fare ancora più rete: perché ad oggi il nostro valore lo si apprezza soltanto provandolo sul campo ma, analogamente alla CSR e alla sostenibilità, non è ancora cultura diffusa.
Sergio Vazzoler è nato il 28/03/1973 ad Alessandria. Laureato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. Consulente in comunicazione istituzionale, politica e ambientale. Si occupa da oltre quindici anni di gestione del consenso, stakeholder engagement e community relations. Membro del Comitato Scientifico di FIMA (Federazione Italiana Media Ambientali) e socio professionista FERPI (Federazione Italiana Relazioni Pubbliche). Dopo undici anni in “MR & Associati Comunicazione”, dal 2011 è partner di “Amapola – Talking Sustainability”, società di consulenza specializzata nella comunicazione di sostenibilità.
Oggi a Milano piove. Finalmente, visto che è dalla pioggia (più che interventi spot) che si attendeva l’abbattimento delle polvere sottili. Ecco: la comunicazione auspicata in questa intervista dovrebbe svolgere proprio il ruolo della pioggia. Cadere abbondante per abbattere le polvere sottili della disinformazione, del greenwashing e della cattiva retorica che appestano l’aria e che impediscono di affrontare seriamente il problema della sopravvivenza del pianeta.
Il percorso verso la sostenibilità è ancora lungo… come tutti i cambiamenti culturali richiede molte energie, tanta professionalità, molta perseveranza. Ma, a mio parere, non si tornerà più indietro.