Sei una delle prime CSRnative… Perché hai scelto di entrare nel network? Quali aspettative hai nei confronti di questa iniziativa?
La Corporate Social Responsibility mi affascina moltissimo e si percepisce che la sua importanza sta crescendo (ad esempio ne è un segnale l’enfasi sempre più frequente sulla responsabilità delle aziende nelle pubblicità televisive). Così quando ho saputo che stava nascendo un network di studenti universitari appassionati di questo tema ho voluto cogliere subito l’opportunità di condividere il mio interesse con altri coetanei. La rete si sta espandendo rapidamente e mi piacerebbe che diventasse per noi un “laboratorio”, una “fucina” di condivisione di opinioni ed idee da trasformare in progetti concreti…e magari chissà, un giorno anche in un’impresa! La mia speranza, che è anche un augurio ai CSRnatives, è che insieme possiamo andare oltre l’astrattezza della teoria e portare un contributo tangibile al miglioramento della società.
Hai recentemente concluso un’esperienza di stage su questi temi. Come è cambiata la tua percezione di ciò che significa per un’organizzazione essere sostenibile e responsabile?
Il periodo dello stage per me è stato fondamentale. Ho avuto la fortuna di affiancare un grande professionista il quale senza risparmiarsi mi ha trasmesso tutta la sua passione per la CSR. Da quest’esperienza ho imparato che la responsabilità sociale è innanzitutto dialogo e condivisione, è un modo di approcciarsi agli altri – a partire dalla vita quotidiana delle persone che vivono in azienda. Prima ancora che una specializzazione professionale, la CSR è un’attitudine, un certo sguardo sul mondo, uno stile di vita. Oggi le organizzazioni non possono più ignorare gli effetti che la propria attività produce sul contesto ambientale e sociale in cui operano: dopo la grave crisi del 2008, causata da un modo di fare impresa spregiudicato, la società civile non è più disposta a pagare le conseguenze di azioni irresponsabili. C’è bisogno di persone che si facciano promotrici del cambiamento – dentro e fuori le organizzazioni – e io credo che questo sia un punto centrale della nostra missione come CSRnatives.
Se tu dovessi convincere un tuo coetaneo a “sposare” l’idea della CSR cosa gli diresti?
Gli direi che non si può evitare qualcosa con cui si deve necessariamente avere a che fare. La CSR come ogni atto di responsabilità è un appello all’azione rivolto alla coscienza di ognuno di noi, e in quanto tale non ammette di restare neutrali. Alcuni fondamenti su cui si basa la nostra vita quotidiana stanno venendo meno: è ormai ampiamente noto che le risorse del pianeta non sono sufficienti a sostenere nel lungo-periodo l’attuale livello di benessere dei Paesi occidentali; le disuguaglianze all’interno della società aumentano – come è testimoniato in maniera drammatica da casi quotidiani di disoccupazione, precarietà e indigenza. La ricchezza della terra e la coesione sociale sono dunque a rischio, e ciò impone ai governi e a ognuno di noi di dare una svolta al modello di sviluppo su cui si è basato il progresso sinora. Molte imprese si sono già mosse nel disegnare nuove strategie di crescita e sensibilizzare l’opinione pubblica, ma la strada verso un autentico cambiamento culturale è ancora lunga e per questo è quanto mai necessaria l’azione di movimenti collettivi come la rete dei CSRnatives che lo promuovano. Da ultimo – ma non per questo meno importante -, gli spiegherei che far parte della rete dei nativi della CSR è un’occasione preziosa per farsi conoscere, stringere legami con esperti e imprese, cimentarsi in sfide nuove in cui acquisire competenze e professionalità che possono favorire l’ingresso nel mercato del lavoro.
Eleonora Sposato è laureanda magistrale alla facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nel 2013 ha conseguito la laurea triennale in Filosofia presso lo stesso Ateneo. Appassionata di innovazione sociale, è stata CSR Manager Assistant presso il Credito Valtellinese.
“Non si può evitare qualcosa con cui si deve necessariamente avere a che fare. La CSR come ogni atto di responsabilità è un appello all’azione rivolto alla coscienza di ognuno di noi, e in quanto tale non ammette di restare neutrali.” Molto bello! Camus, nel suo bellissimo “Uomo in rivolta”, dice che il “NO” è il punto di partenza. “No” alla mancanza di responsabilità, “no” al mantenimento di uno status quo che porta a crisi planetarie. E la CSR come rivendicazione di una responsabilità che è – innanzitutto – personale.
Interessanti le riflessioni di Eleonora …i CSRnatives crescono!