Da tanti anni per la propria attività APS utilizza materiali ecocompatibili a basso impatto ambientale ed è impegnata in un percorso di CSR. In un’attività come la vostra quanto è importante fare scelte sostenibili?
Erano i primi anni ’90 quando APS si pone l’obiettivo di sviluppare anche sul mercato italiano soluzioni alternative alle pavimentazioni tradizionali in grado di offrire risposte sempre più efficaci per contribuire al miglioramento delle performance aziendali e della sicurezza degli edifici.
Ci siamo resi conto che le differenze fra i materiali non si limitavano alle performance tecniche, ma anche fra le formulazioni c’erano differenze apprezzabili rispetto ai componenti, come ad esempio la presenza o meno di solventi etc.
Nel frattempo le nostre ricerche ci hanno portato a conoscere molti produttori, soprattutto in Germania e Inghilterra, dove i sistemi resinosi erano decisamente più avanzati che da noi, ma in particolare è stato un produttore svedese che a cavallo del cambio di secolo, ci ha aperto la prospettiva sul fatto che l’impatto dei materiali utilizzati all’interno degli edifici non si limitava alla gestione della salute degli operatori ma aveva impatti anche su quella delle persone che gli ambienti li vivevano quotidianamente.
Abbiamo così cominciato a selezionare produttori e prodotti sulla base del loro miglior rapporto fra caratteristiche tecniche e performance ambientali, arrivando oggi ad un livello ottimale che ci permette di offrire ai nostri clienti proposte per la gestione delle superfici (pavimenti e pareti) in modo altamente performante da un punto di vista tecnico ed economico, ma anche sicure sotto il profilo della salute. Non solo, abbiamo selezionato sistemi antibatterici che permettono di tenere bassa la carica fra i normali cicli di pulizia e altri che consentono di abbattere gli allergeni presenti nell’ambiente e piani di colore, estremamente facili da attuare con i nostri sistemi, con cui è possibile agire sull’innalzamento della soglia di attenzione (si pensi alla sicurezza nei luoghi di lavoro) e sul benessere innescando così ‘effetti collaterali’ positivi per le persone.
Inoltre per realizzare i nostri sistemi spostiamo su strada una quantità di materiali estremamente ridotta rispetto a molti dei sistemi tradizionali e ancora, la gestione del fine vita di un nostro rivestimento non richiede rimozione. Per il livello raggiunto, nel 2011, ci è stato conferito l’Award Sostenibilità nella categoria edilizia al Matching di Milano.
Se consideriamo che la maggior parte delle persone trascorre fino al 90% del proprio tempo in ambienti chiusi con una forte prevalenza dei luoghi di lavoro, contribuire a creare Ambienti Sicuri è diventato non solo il nostro business ma anche la nostra passione e in questo ci sentiamo pienamente in linea con la definizione della Commissione Europea riportata nel piano nazionale CSR che definisce la CSR come la “responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla società“.
So che il tema della filiera ti sta particolarmente a cuore. Ritieni che in questi ultimi tempi siano stati fatti passi avanti nella ricerca di un maggior coinvolgimento e di una vera collaborazione tra i diversi attori della catena di fornitura?
Purtroppo nel nostro Paese ancora oggi la CSR è spesso percepita come significativa solo per organizzazioni di grandi dimensioni mentre la maggior parte delle PMI fatica ad avere un corretto approccio strategico in questo ambito. Pur praticando di fatto azioni di responsabilità nelle relazioni con clienti, dipendenti, fornitori, territorio, etc., queste sono spesso scoordinate e soprattutto quasi mai valorizzate in modo riconoscibile. Vero è che da noi il mercato fatica a riconoscere un vero vantaggio competitivo ai prodotti e alle aziende che investono per aumentare la propria sostenibilità e quando poi entriamo nell’ambito del B2B la realtà ci fa scontrare con la maggior parte delle aziende clienti che non sono preparate a ragionare in termini di costo reale dei prodotti/servizi e sono ancora ancorate al prezzo minimo d’acquisto, anche quando palesemente questo si tradurrà nel medio termine in una perdita.
Investire su una catena di fornitura sostenibile riconoscendone il valore, potrebbe essere invece per le grandi organizzazioni la chiave di volta per avere strutturalmente un vantaggio nella gestione della qualità e della reputazione (e quindi dei risultati economici).
Per fare questo è necessario insistere sull’aspetto che la condivisione che favorisce lo sviluppo di catene di fornitura sostenibili on vantaggi per tutti.
Per le grandi imprese non è sufficiente monitorare la catena di fornitura con richieste di standard minimi e controlli sulla loro applicazione: è importante promuovere un cambio culturale nelle PMI e nelle organizzazioni che possa portare vantaggi per tutti i soggetti della catena produttiva. Se pensiamo che in Italia operano circa 4.400.000 imprese delle quali almeno 1.700.000 sono PMI coinvolte in questo circuito, è evidente che per oltre dieci milioni di persone occupate poter operare in aziende che gestiscono il vantaggio competitivo attraverso una approccio più responsabile lungo la catena di fornitura può fare la differenza.
Per concludere, faccio anche a te una domanda sul futuro: come pensi si svilupperà la CSR nei prossimi anni in particolare nel mondo delle PMI?
I segnali del cambiamento, a mio avviso, stanno arrivando sempre più forti e la percezione dell’urgenza di avere maggiore sensibilità ai temi sociali e ambientali è sempre più chiaro che va oltre l’aspetto etico. Certo questo deve crescere nel suo ruolo di fattore di governo delle scelte, ma deve essere sempre più affiancato dalla comprensione che la necessità di avere prodotti e servizi che rispondano a caratteristiche ambientali e bisogni sociali più aderenti alle organizzazioni, è vincolante per la crescita, e spesso per la sopravvivenza, soprattutto nelle PMI.
Il primo bisogno delle aziende, non dimentichiamolo, è quello di generare profitto per garantire in prima battuta la propria sostenibilità e in conseguenza la sostenibilità dei territori e delle persone che li abitano; e quindi è necessario che la società non metta in discussione il profitto in quanto tale ma casomai come questo viene generato e gestito, creando sempre più le condizioni per un riconoscimento di quelle organizzazioni che si impegnano a favorire la creazione di benessere attraverso un modo di operare ‘buono’ per tutti.
Ma le regole e gli aspetti che permettono uno sviluppo degli aspetti etici, sociali e ambientali, in altre parole della CSR, sono spesso ‘invisibili’ se non resi palesi attraverso una gestione strategica. E’ quindi fondamentale insistere sulla formazione alle PMI perché acquisiscano la giusta consapevolezza di come far emergere in modo ‘spendibile’ i propri valori intangibili e favorire una forte azione di sensibilizzazione sulla società perché spinga le organizzazioni di maggiori dimensioni ad avvalersi di PMI sensibili ed impegnate in questo percorso riconoscendone il valore.
In ogni caso per le PMI prendere coscienza dell’urgenza di governare questi aspetti, non è più rinviabile. Attendere che diventi un obbligo inserire parametri di sostenibilità nelle gare di appalto o che dalle grandi organizzazioni vengano imposti criteri che non sono in grado di esplicitare, è un rischio che non si può più correre. Per questo nel futuro della CSR per le PMI ritengo indispensabile che, come è già successo per le grandi aziende, anch’esse trovino momenti di aggregazione e network in cui confrontarsi e supportarsi nella crescita anche attraverso percorsi come quello che il CSR Manager Network farà partire a breve.
Anna Laura Ravera è responsabile Qualità e CSR Manager all’interno di APS, azienda di Rivestimenti Speciali, fondata nel 1991 dal marito Antonino Caneva. Da sempre sostenitrice della Qualità e dalla Sicurezza come elementi chiave nella gestione di un’azienda, ha contribuito alla costruzione di PavimentiSICURI®, un sistema di lavoro che si basa sulla ricerca del minimo impatto ambientale abbinato alla massima attenzione alla persona. Le numerose esperienze maturate nel campo del Volontariato al livello nazionale hanno rafforzato la convinzione che operare in rete in maniera costruttiva contribuisce in modo determinante al successo aziendale. Dal 2008 partecipa, su diversi tavoli, alla diffusione della CSR fra le PMI e sostiene il valore della creazione di un nuovo modello di rapporto proattivo fra gli attori della catena di fornitura che sia utile alle Aziende e riconoscibile dall’utente finale.