L’ospite del blog di questa settimana è Filippo Scorza che si definisce bioingegnere, growth hacker, appassionato di nuove tecnologie e digital trasformation.
Ciao Filippo, benvenuto nel mio blog. Ci racconti brevemente la tua storia e il percorso che ti ha portato in Kenya?
Ho sempre avuto vari interessi che spaziano dall’informatica al disegno tecnico, dall’elettronica al fai-da-te fino a smontare apparecchi differenti per capirne e/o modificarne il funzionamento. In seguito a diversi lavori da dipendente ho fondato la mia prima startup, settore imprenditoriale in cui è necessario avere molteplici competenze per riuscire ad avviare un sistema operativo con il minimo delle risorse. Qualche mese fa ho preso una pausa dalla startup di cui sono co-founder per andare a Nairobi dove ho iniziato a collaborare come volontario digitale in alcune organizzazioni. Ho messo a disposizione le mie skills e col tempo ho creato Skillando, piattaforma per nomadi digitali che vogliono girare il mondo collaborando a progetti di impatto sociale condividendo le proprie competenze. Ho partecipato al master in Social Innovation di Amani Institute, il cui scopo è quello di formare e preparare i nuovi leader e imprenditori nel settore dell’innovazione sociale. Il percorso formativo è stato caratterizzato da bootcamp e workshop su temi quali la leadership, lo storytelling, il marketing ma soprattutto è stata una rinascita personale: in Africa ho capito qualcosa in più su di me lavorando e offrendo il mio supporto a ragazzi che quotidianamente lottano per ottenere qualcosa che per me, ragazzo europeo, era scontato: l’istruzione e un futuro fatto delle stesse opportunità che ho avuto io.
Cosa intendi quando affermi che il growth hacking aiuta le start up a crescere?
Quando decidi di avviare un nuovo progetto imprenditoriale nel settore digital, molto spesso, non hai ancora ben chiaro quale sia il product-market fit più performante per il tuo prodotto: il growth hacking ti aiuta in questo processo di identificazione in quanto ti permette di svolgere “esperimenti” e test su diversi canali online monitorandone i risultati. Sono fermamente convinto che l’intuito non basti, ci si deve affidare ai dati, alle metriche e ai risultati di ogni piccola attività che implementi. Solo in questo modo puoi capire meglio il tuo mercato di riferimento e i reali bisogni degli utenti che vi appartengono per soddisfarne, di conseguenza, i relativi bisogni. Questo è il contesto in cui ho utilizzato il “mindset” del growth hacking tenendo anche presente che in molti parlano di growth marketing in quanto l’obiettivo finale di questa disciplina è creare traction e crescita per il tuo prodotto o servizio.
Ai giovani che vogliono fare qualcosa per cambiare il futuro del pianeta cosa ti senti di consigliare?
Consiglio sempre di restare curiosi, non focalizzarsi solo su una disciplina, cercare di essere multidisciplinari e, soprattutto, consiglio il lifelong learning (ovvero, non smettere mai di studiare) in quanto il mercato del lavoro sta cambiando, ed è cambiato, a velocità vertiginose. Tieni conto che il 65% dei bambini che oggi sono alla primaria, da grandi faranno dei lavori che oggi non esistono e che nemmeno sappiamo immaginare. Questo per quello che concerne le professioni ma per tutto per il futuro del pianeta è un altro discorso: quello di cui mi sono reso conto è che ognuno di noi può fare qualcosa individualmente: non possiamo continuare a pensare che vi sia qualcuno o qualcosa che risolverà i problemi per noi. Ognuno di noi è un changemaker, non servono background tecnici o competenze particolari; quello che serve è una maggiore sensibilità individuale verso gli altri e l’ambiente. Si perché viviamo su questo pianeta per un periodo di tempo indefinito e durante questo tempo facciamo delle cose: alcune di queste cose sono importanti e altre lo sono di meno o per nulla. Ma quelle cose importanti danno alle nostre vite un senso di pienezza e felicità.
Quelle non importanti, semplicemente uccidono il nostro tempo. Quindi, sentire di fare la differenza è in definitiva l’unica cosa che ci può far sentire il senso della nostra vita: il successo e la felicità dipendono da quanto valore riusciamo a veicolare e a creare nella vita di qualcun altro.
Quali sono i tuoi programmi per il futuro?
Ad agosto tornerò a Nairobi con altri tre ragazzi con competenze digitali per sviluppare il primo progetto pilota di Skillando, modello che ho iniziato a sviluppare l’anno scorso in Kenya quando iniziai la mia esperienza quale volontario digitale in Tunapanda Institute, una scuola nello slum di Nairobi che insegna informatica e le basi del coding ai ragazzi, a gratis!
In pratica aiutavo quei ragazzi condividendo quello che avevo imparato all’università e nelle mie varie esperienze lavorative: posso dire sia stata l’esperienza umana e culturale più bella che abbia mai vissuto. Da quel percorso mi sono detto che avrei potuto creare una no-profit per consentire a ragazzi come me, con background nel digitale, di vivere un’esperienza di volontariato semplicemente condividendo le proprie competenze a favore di scuole, social ventures e piccole organizzazioni che operano nel sociale. Così ad agosto torneremo in Africa per aiutare una piccola startup in attività di digital marketing, creazione di contenuti e web-design creando nuove connessioni ed esperienze culturali direttamente a contatto con la società e i territorio locale.