Nel mio blog non potevo fare a meno di commentare la creazione dell’ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, iniziativa presentata alcuni giorni fa e nata con il sostegno della Fondazione Unipolis e dell’Università di Roma Tor Vergata.
Ho sempre affermato (anche quando non si parlava ancora di sharing economy) che la collaborazione e il fare rete devono rappresentare un modello per gestire le relazioni. La nascita di questa “super rete” sembra essere un segnale che va nella direzione giusta: mettere insieme le forse, creare momenti di confronto e condivisione sempre più ampi, poter avere più peso nelle decisioni della politica.
L’ASviS (non si poteva trovare un acronimo meno difficile da ricordare?) riunisce per ora 80 importanti istituzioni e reti della società civile che, insieme, vogliono contribuire a raggiungere i target dell’Agenda Globale 2030. Questo documento, approvato dalle Nazioni Unite nel settembre 2015, impegna anche il nostro Paese a perseguire obiettivi e traguardi ambiziosi: dall’eliminazione della povertà alla crescita economica e alla buona occupazione, dal consumo responsabile alla riduzione delle disuguaglianze, dal contenimento del cambiamento climatico all’educazione di qualità per tutti, dalla lotta a tutte le forme di discriminazione contro le donne all’impegno contro la corruzione. Sono 17 obiettivi e 169 target di un’Agenda che mi sembra veramente complessa.
Alcune voci critiche affermano che se non siamo stati capaci di raggiungere i primi 8 obiettivi di sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals o MDG) sarà difficile ottenere risultati positivi per questa nuova sfida.
Mi piacere credere che i tempi sono cambiati: l’impegno sociale e ambientale delle imprese è in rapida crescita, i cittadini sono più sensibili e disponibili al cambiamento, le istituzioni forse saranno costrette ad accelerare il passo …
La domanda è: riusciranno tutti questi soggetti – così diversi tra loro – a portare avanti in modo costruttivo l’impegno che si sono dati?
Speriamo…