La Molisana e la sostenibilità alimentare

La Molisana, azienda familiare con sede nel Molise, negli ultimi 10 anni ha investito molte risorse per migliorare prodotti e processi in chiave sostenibile. Un percorso che ha portato l’azienda a decidere di realizzare quest’anno il suo primo bilancio sociale, una scelta di trasparenza per poter presentare in modo completo e articolato tutte le attività realizzate per le persone e per l’ambiente.
In un periodo in cui si parla molto di responsabilità sociale delle imprese è interessante leggere cosa significa per questa azienda credere nella Sostenibilità Alimentare: La Molisana si impegna concretamente a perseguire un modello produttivo sostenibile, attraverso asset che producono output misurabili. Abbiamo puntato sul presidio della filiera integrata tra Molino e Pastificio e sull’innovazione tecnologica che aumenta l’efficienza della filiera, consente di limitare gli sprechi e di implementare nuove soluzioni per ridurre la carbon footprint, come l’introduzione del solo grano italiano o del packaging in carta.
Un racconto che sottolinea l’attenzione alla filiera, la collaborazione con i fornitori, la volontà di ridurre gli scarti e ogni forma di spreco, l’impegno per il benessere dei collaboratori.

Cosa c’è di nuovo
Anche imprese che come La Molisana operano in area non facili stanno investendo in modo convinto nella sostenibilità. Un segnale molto positivo che arriva dal Molise.

Report semplificato, un aiuto per PMI

Il mercato chiede a tutte le imprese, anche alle PMI, di rendicontare i risultati economico finanziari ma anche di fornire indicazioni precise sull’impatto sociale e ambientale generato dalle proprie attività. Per facilitare le aziende più piccole la Camera di Commercio di Como-Lecco ha messo a disposizione (prima in Italia) uno strumento – CSR-Report Semplificato – per realizzare con una procedura facile e guidata un report di sostenibilità.
Se ne è parlato anche durante la tappa del Giro d’Italia della CSR di Lecco dove Caterina Carletti di SUPSI, Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana, ha illustrato le finalità e le caratteristiche di questo strumento.
Interessante il percorso che ha portato alla creazione del CSR-Report Semplificato: sono state infatti coinvolte alcune imprese del territorio che rappresentano le principali filiere che operano in questa area.

Cosa c’è di nuovo
La trasparenza sta diventando un fattore sempre più importante per tutti gli stakeholder, non solo per gli investitori: il CSR-Report Semplificato è quindi un aiuto per le imprese che hanno inserito la sostenibilità nei propri piani di sviluppo.

Non far finta di niente: l’impegno della Regione Emilia Romagna

La Regione Emilia Romagna ha avviato alla fine dello scorso anno una campagna sul tema della legalità: di fronte al possibile infiltrarsi della criminalità, pronta a sfruttare la situazione di bisogno e disagio di molte persone e imprese, il messaggio è che “l’Emilia-Romagna non abbassa la guardia” e chiede a tutti di “Non fare finta di niente”.
L’immagine di un piatto di tortellini dove una mosca si posa sul cibo e ne contamina la salubrità è semplice e chiaro: ogni cittadino è invitato a non sottovalutare gli elementi di disturbo e contagio che possono insinuarsi nella società.
L’obiettivo della campagna è duplice: da un lato promuovere la cultura della legalità e della prevenzione ai fenomeni criminali e dall’altro far conoscere le iniziative della Regione in attuazione del Testo unico per la legalità nei diversi campi di intervento (prevenzione, controllo, sostegno alle vittime di reato, educazione alla cittadinanza etc.).

Cosa c’è di nuovo
La campagna rappresenta un esempio di come la Pubblica Amministrazione, quando vuole, riesce a superare le modalità e i linguaggi tradizionali utilizzando la comunicazione per stimolare le persone a riflettere su temi importanti come la lotta alla criminalità. E può farlo utilizzando un linguaggio semplice, chiaro, diretto: “Non fare finta di niente” è un invito ad essere vigili, a denunciare, a reagire.

Sulle tracce dei rifiuti: l’impegno di Hera

Il Gruppo Hera ha recentemente pubblicato Sulle tracce dei rifiuti, un report che da dieci anni racconta come la corretta raccolta differenziata diventa sempre di più uno strumento per rendere concreta l’idea di economia circolare.
Il progetto nasce dall’esigenza di rispondere a due domande che spesso i cittadini si fanno: dove va a finire la raccolta differenziata? Quanta ne viene effettivamente recuperata?
Secondo il rapporto Sulle tracce dei rifiuti, nel 2018 è stato recuperato oltre il 90% del materiale raccolto in modo differenziato con un focus particolare su tessili, RAEE e oli vegetali.
Il Gruppo Hera ha seguito le tracce dei principali materiali raccolti: verde (sfalci e potature), carta, organico, vetro, plastica, legno, ferro e metalli (imballaggi in alluminio, acciaio e banda stagnata) e ha elaborato i dati forniti da 60 impianti gestiti da 46 aziende che sono state la prima destinazione della raccolta differenziata. Queste aziende hanno indicato quanto hanno avviato a recupero e dove lo hanno inviato.

Cosa c’è di nuovo
L’impegno di Hera per la trasparenza e il coinvolgimento dei cittadini continua: anche questo report rappresenta uno strumento utile perché traccia e monitora la filiera del riciclo e del recupero, fornisce la garanzia dell’avvenuto recupero della raccolta differenziata e risponde a eventuali dubbi sul recupero effettivo dei materiali.

Dani e il contagio virtuoso

Una filiera, quella della lavorazione conciaria, di cui si parla poco quando si affronta il tema della sostenibilità del processo produttivo. Eppure è un settore (naturalmente molto critico) dove sono stati fatti passi avanti importanti. Un esempio è rappresentato da Dani, impresa veneta che produce pelli per diversi usi, che da tempo lavora per ridurre l’impatto della propria attività ma anche per promuovere l’attenzione alla sostenibilità degli altri attori della filiera.
Il sito dell’azienda si apre con questa dichiarazione: “Da anni Dani ha scelto di essere un’azienda sostenibile, riconoscendo nella sostenibilità socio ambientale i principi che guidano le proprie azioni imprenditoriali, orientate allo sviluppo dell’azienda, delle persone che lavorano al suo interno e alla salvaguardia delle generazioni future.” L’azienda sostiene anche la necessità di creare un “contagio virtuoso”, un sistema dinamico a due vie, in grado sia di recepire sia di diffondere innovazioni orientate a migliorare processi e prodotti nel segno della sostenibilità.
Dani è una realtà importante con 1.000 dipendenti, 6 stabilimenti, 230 milioni di fatturato (l’export contribuisce per l’80%), attiva principalmente in due ambiti – Automotive e Home Style & Fashion – dove collabora con importanti marchi internazionali.
Dani partecipa anche nel 2017 a Open Factory, un’iniziativa finalizzata ad aprire al pubblico le imprese del territorio, un opening di cultura industriale e manifatturiera delle Venezie. Anche questa scelta è una dimostrazione di responsabilità e trasparenza.

Cosa c’è di nuovo
L’attenzione al controllo della filiera sta diventando sempre più importante per tutte le imprese: il caso Dani è interessante perché l’impegno per la ricerca è fondamentale in un ambito difficile con problematiche complesse. Cercare di migliorare il processo produttivo per massimizzare la qualità e minimizzare l’impatto sull’ambiente è una sfida interessante.