Sad-advertising

La pubblicità che fa piangere non è più appannaggio solo delle campagne sociali anche se il linguaggio drammatico/commuovente continua ad essere, in particolare in Italia, quello preferito da molte organizzazioni non profit. Per attirare l’attenzione, merce sempre più rara in un ecosistema molto affollato, alcuni brand stanno cercando di entrare in relazione con i consumatori utilizzando lo storytelling. Per coinvolgere il target realizzano quindi campagne che raccontano storie toccanti ed emotivamente coinvolgenti. Nel mio blog ho già parlato di emotionraising e del fatto che gran parte dei processi decisionali sono guidati più dall’ inconscio che dalla logica. Se la maggior parte delle nostre attività quotidiane avviene attraverso le nostre emozioni, al di sotto della soglia della consapevolezza, è logico che anche i più noti brand propongano storie capaci di creare commozione, empatia, condivisione. Dove sono finite simpatia, ironia, positività?