In questi anni abbiamo imparato a conoscere il significato di impronta ecologica e a utilizzare questo termine per valutare il consumo umano di risorse naturali rispetto alla capacità della terra di rigenerarle. Nuovo è invece il termine community footprint creato per misurare l’impatto sociale ed economico delle attività di business di un’impresa su persone, comunità e territorio, economia locale. L’impatto sulle persone è misurabile attraverso gli effetti delle attività dell’impresa sul benessere e la salute, sull’inclusione sociale, sull’educazione; l’impatto sul territorio attraverso gli effetti sulla qualità dell’ambiente nell’area dove l’azienda opera; l’impatto sull’economia locale attraverso gli effetti sull’occupazione, il mercato del lavoro, l’accesso agli investimenti. Presto, mi auguro, impareremo anche in Italia a considerare questo importante indicatore.
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rossella sobrero says:
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rossella sobrero says:
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Giovanni Salvini says:
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Credo che in Italia gli esempi di community footprint si possano contare sulle dita di una mano… purtroppo. Un esempio eccellente è quello dell’imprenditori Cucinelli. Proprio lui ha parlato di “dignità del profitto” dove l’impresa, non deve cercare il profitto ad ogni costo, anzi l’imprenditore e tutti i suoi collaboratori devono aiutare la terra in cui operano.
Speriamo che altri seguano questa strada.
bella riflessione, ottimo esempio…
Cara Rossella, l’approccio della community footprint è, oltre che di grande attualità, estremamente efficace poiche’ cala nella realtà concreta delle interazioni dell’impresa con i propri stakeholders le esigenze della triple bottom line. Se assumerà connotati più operativi e riuscirà a svilupparsi con metodologie di calcolo come, ad esempio, sta accadendo alla Environmental Footprint in sede CE, potrà essere la via per superare quelli che ho sempre ritenuto essere i limiti e le fragilità di sistemi di rendicontazione come il GRI. Benissimo mantenere accesi i riflettori sui percorsi evolutivi e sulla diffusione di questo approccio, continuate cosi’!
mi fa piacere che anche uno studioso del tema come Fabio Iraldo sottolinei l’importanza di misurare anche questa dimensione del ruolo dell’impresa … certamente riparleremo di questo argomento su questo blog e non solo
Grazie a Rossella Sobrero per aver ripreso il tema del Community Footprint, una metodologia elaborata da FONDACA (grazie a Rossella anche per ricordarlo, la prossima volta) che è stata applicata, in una versione 1.0, a Leroy Merlin Italia e presentata il 28 maggio 2015 a Milano (qui il video di presentazione: https://www.youtube.com/watch?v=77rs5PEXLNY; informazioni più sistematiche nel Rapporto di sostenibilità dell’azienda). E grazie a Fabio Iraldo che ha sottolineato le potenzialità di questo approccio. C’è però molto da fare per sviluppare la metodologia su cui abbiamo lavorato, tenendo conto di vincoli che in parte sono strutturali e non superabili. E’ quello che faremo sulla base di questo primo esperimento, che ha dato indicazioni importanti anche per la particolare sintonia con il tema di Leroy Merlin Italia. E, dato che il mondo della sostenibilità è anche pieno di soggetti che se la vogliono cavare con poco, magari utilizzando una etichetta accattivante per nascondere azioni banali ed effetti irrilevanti, abbiamo già provveduto a registrare il marchio “Community Footprint” e il suo omologo italiano “Impronta comunitaria”. Non per privatizzarlo, ma per garantire la serietà di un progetto di ricerca complesso e di lungo periodo, per il quale tutti i contributi saranno preziosi.
anche se il post è di qualche tempo fa, il discorso su questo argomento continua… Interessante la recente applicazione della metodologia in Leroy Merlin .