Blumine è una realtà nata nel 2010 quando ancora si parlava molto poco di sostenibilità nel tessile e nella moda. L’idea dei fondatori era offrire un servizio in un ambito scarsamente presidiato come quello della sicurezza chimica. In quel periodo, con la discesa in campo di stakeholder come Greenpeace e con la crescente consapevolezza dei problemi ambientali causati dalla filiera della moda, Blumine si è occupata di sensibilizzare e supportare le imprese impegnate nell’eliminazione dalle produzioni di sostanze chimiche critiche.
Un altro ambito in cui si muove l’azienda è quello culturale: Blumine da anni gestisce la piattaforma sustainability-lab  e ha curato diverse pubblicazioni. Tra le altre: Il bello e il Buono, le ragioni della moda sostenibile uscito per Marsilio nel 2011 e Neo Materiali nell’economia circolare per EdizioniAmbiente nel 2017.
Nella fase attuale l’attenzione di Blumine è focalizzata sugli obiettivi della Commissione Europea e in particolare su eco design e economia circolare. L’azienda offre tra i suoi servizi quelli dell’azione di valutazione di prodotti e fornitori sulla base di criteri documentati di sostenibilità ed è impegnata nello sviluppare casi pilota in Paesi a forte concentrazione di delocalizzazione tessile come Marocco, Egitto e Tunisia.

Cosa c’è di nuovo
Il problema della gestione sostenibile della catena di fornitura sta diventando strategico in particolare in un settore complesso come quello del tessile-abbigliamento. Soggetti competenti come Blumine sono particolarmente utili in questa fase di transizione ecologica.